Scontri e blocchi stradali per dire no agli sgomberi

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Scontri e blocchi stradali per dire no agli sgomberi

Ottanta tra poliziotti e carabinieri, lanci di oggetti, cariche di alleggerimento e blocchi stradali: in totale quattro ore per sgomberare due famiglie di abusivi da via Salamone 50, alveare da 600 alloggi popolari. Se il «buongiorno si vede dal mattino», di questo passo sarà dura arrivare a quota 200, quanti sono gli sfratti concordati nel tavolo in Prefettura con Comune e Aler. Anche perché il quartiere ha già promesso: «Questa notte torniamo a occupare».

Estrema periferia Sud-Est, orribile come tante altre che punteggiano la città: in mezzo una colata di cemento scrostato, persiane sghembe, graffiti sui muri ma anche tante antenne paraboliche a testimonianza di una forte presenza di stranieri. Tra questi Imad ha 31 anni, sposato con un figlio: «Sono entrato nella casa due anni fa, l'ho trovata grazie a una persona che si è offerta di farmi entrare in cambio di mille euro». Giusto per capire come funzionano le cose. Ieri di prima mattina per lui, come per una famiglia italiana, scaduto il tempo a disposizione, è scattato lo sfratto. Ma in breve il tam tam ha fatto scendere una trentina di altri abusivi a cui in breve si sono aggiunti una ventina di militanti del «Corvaccio» di via Ravenna. Gli stessi sospettati, delicato eufemismo, della devastazione della sede Pd di via Mompiani al Corvetto. Alle 10.50, fatta su una certa «massa critica» è partito l'assalto con bottiglie, bastoni e quant'altro verso le forze dell'ordine, una cinquantina in «antisommossa» più una trentina in borghese. Lo schieramento per un po' ha sopportato poi sono partite le cariche di alleggerimento e sono volante le manganellate.

Dopo un'altra mezz'ora passata a guardare gli «sbirri» in cagnesco, compreso che gli sgombero non sarebbero stati impediti, i manifestanti sono passati al blocco stradale. Una cinquantina di persone ha raggiunto piazza Ovidio improvvisando un sit in. La questura li ha lasciati fare, sia perché bisognava portare a termine gli sgomberi, sia perché, capita l'antifona, i ghisa avevano già iniziato a far deviare il traffico. Così nella morsa sono finiti solo un paio di tram, con seguente blocco dell'intera linea 27. Quando i manifestanti si sono accorti che lì non avrebbero fatto poi un gran danno, hanno provato a spostarsi su viale Forlanini, ma qui polizia e carabinieri sono intervenuti a brutto muso, facendo capire che non era aria. Sono quindi tornati mestamente in via Salamone, sibilando una promessa a denti stretti: «Questa sera ci ripigliamo gli alloggi».

Ma è stato solo il primo di una serie infinita di round, almeno 200 stando al ruolino di marcia della Prefettura, ognuno dei quali destinato a trasformarsi in una piccola guerriglia urbana. Come appunto successo ieri ma anche tre giorni fa al Giambellino. Sulla casa infatti un po' tutti i centri sociali stanno investendo molto. Sia perché permette di arruolare rapidamente stuoli di disperati, soprattutto stranieri, sia di ottenere un immediato ritorno politico. Ciascuno nel suo stretto orticello: se in Salamone è sceso in campo il «Corvaccio» di via Ravenna, a Stadera-Chiesa Rossa l'interlocutore sarà lo Zam, a San Siro il Cantiere e così via.

Manca ancora un collegamento tra le diverse realtà di zona, anche se ieri a margine delle manifestazioni di protesta si sono notati alcuni emissari di altri centri sociali. Una saldatura tra loro, finora divisi da feroci rivalità, sarebbe la peggior iattura per la città. E per l'ordine pubblico. In ogni caso questo l'inverno in arrivo si preannuncia molto caldo.

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