«La sfida a Penati? Alle provinciali il candidato sono io»

Mentre Riccardo De Corato si autocandida alla guida della Provincia di Milano, Tiziana Maiolo si propone reclamando però le primarie. Scusi, Guido Podestà, non era lei il candidato indicato da Silvio Berlusconi? «Berlusconi ha avuto la cortesia di indicarmi e io sono sempre disponibile. Se dovessi essere il presidente della Provincia, metterò in piedi una squadra che tenga insieme tutti i protagonisti».
Ringraziamento della Maiolo a parte, la «cortesia» di Berlusconi è avvenuta prima delle elezioni e poi, lei, nel frattempo è apparso poco interessato...
«Disinteressato? Amo poco apparire nel dibattito quotidiano, come rimprovera il mio addetto stampa. Ricordo che nel frattempo c’è stata la caduta di Romano Prodi, la campagna elettorale, la formazione del governo e la mia nomina a coordinatore regionale della Lombardia. E, dettaglio, mi sono dovuto occupare di problemi in quattro provincie lombarde oltreché del rimpasto in Regione Lombardia».
Dunque, Guido Podestà è sempre il successore di Filippo Penati alla presidenza della Provincia?
«Non ho timore di misurarmi: quando l’ho fatto finora ho sempre vinto la sfida. Se serve la mia candidatura per sconfiggere l’avversario ci sarò anche stavolta, pur con il 2010 dietro l’angolo, il peso della Regione tutto da ridisegnare e una sinistra riformista che vuole pesare. Ma posso fare una premessa?».
Prego.
«Bisogna ragionare sul modello di Provincia che vogliamo ovviamente alternativa alla gestione ordinaria firmata da Penati. E questo viene prima di ogni candidatura di cognomi tutti di valore. Insomma, si deve tenere conto di un territorio che cambia e di un avvenimento, Expo, che mette in evidenza i ritardi e le inefficenze dell’area milanese».
Vedi alla voce infrastrutture e rimando all’area metropolitana.
«Già, l’area metropolitana che penso a dimensione europea, che sappia competere a Londra, Berlino o Parigi. E che rappresenta non solo una diversa forza dell’amministrare pubblico ma con Expo anche un nuovo peso del successo del modello milanese e lombardo. Di questo bisogna dibattere prima di reclamare le primarie».
Non apprezza questo strumento di democrazia?
«Non credo alla demagogia. Il tema delle primarie non si può proporre in modo generico, per un’elezione e non per un’altra, e senza specificare con quali regole. Se le facciamo per la Provincia, allora vanno fatte anche per la Regione. E poi bisogna decidere se farle tra gli iscritti oppure tra tutti coloro che mettono un euro, come fece Prodi».
Pardon, ha paura di perdere alle primarie?
«Nel 1994, nel 1999 e nel 2004 sono stato eletto europarlamentare. Non è un problema mettere in piedi cinquecento comitati a sostegno per vincerle. Il mio è un ragionamento di principio: con le primarie, piccoli gruppi coesi riescono a portare ai seggi gli elettori, ma poi emerge il soggetto che ha più chance di vincere? o quello che è in grado di governare meglio?».
Domandine che si riferiscono a Maiolo oppure Cl?
«A tutti. Non è serio invocare semplicemente le primarie.

È un meccanismo che deve essere regolato e che può portare a scelte che non sono le migliori né le più democratiche. La logica migliore è quella di squadra: se ho tre ottimi mediani e nessuno in attacco, prendo il migliore dei mediani e lo metto in attacco».

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