Sui tetti nuovi del museo sognando la Grande Brera

Già finito un terzo del rifacimento della copertura. A fine anno partirà il cantiere di Palazzo Citterio. Ma forse sarà l'ultimo atto

Meglio un uovo oggi o una gallina domani? Di questi tempi, neanche a discuterne, meglio il primo. E allora, parlando dei destini della nostra cara Pinacoteca, cominciamo a cambiare il titolo all'epopea, sostituendo «Grande Brera» con «Media Brera». Sì perchè una Media Brera, che è sempre preferibile a quella attuale, arriverà di sicuro e anche in tempi brevi. Per quella «Grande», invece, mancano circa cento milioni che nessuno sa dove e quando dovrebbero spuntare. Ma la «Media Brera» ci sarà e non è poco. Ce ne siamo resi conto durante un sopralluogo sui tetti della Pinacoteca, i famigerati tetti che ogni tanto, quando piove troppo, fanno acqua rischiando di far ammuffire i capolavori. Oggi quei tetti brulicano di operai affaccendati che stanno interamente rinnovando la copertura del museo (quella antica, non quella sognata dall'architetto Bellini). Un terzo del lavoro è già terminato. «Si tratta del restauro più completo e sistematico dal dopoguerra», gongola il soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici Alberto Artioli. Tra ponteggi e carrucole si passerà presto alle facciate e, assicura Artioli, tutto sarà completato entro settembre 2015 senza che i lavori intralcino l'ingresso della Pinacoteca nei giorni di Expo. Per gli appassionati di edilizia, sono già state completate 13 falde (su 113 totali) che insistono sulla Biblioteca, su alcune gallerie e sull'Osservatorio Astronomico, con il recupero del 50% dei coppi originali e l'installazione di nuove lattoniere, manto isolante e gronde. Nel frattempo è iniziato anche il restauro dei lucernari posti sopra le sale napoleoniche, ripensati per filtrare raggi UV e infrarossi.

L'uovo oggi, però, non si esaurisce qui anche perchè quegli interventi, come ha ben detto il sovrintendente, erano doverosi da mezzo secolo. Malgrado intralci e ritardi dovuti a un contenzioso sul vincitore della gara d'appalto, entro la fine dell'anno dovrebbero finalmente partire i lavori anche per il recupero di palazzo Citterio, adiacente a Brera. L'operazione, che assorbirà la quasi totalità dei fondi finora stanziati dallo Stato (circa 17 su un totale di 23), non è di poco conto. Anzitutto perchè finalmente la città ritroverà una dimora nobiliare settecentesca praticamente inagibile dagli anni '70. E poi perchè parliamo di circa seimila metri quadri che consentiranno alla Pinacoteca di respirare e di regalare nuove sale espositive a una collezione che soffoca e in buona parte giace nei depositi. Creando, possibilmente, anche un'accomodation più degna di un museo europeo (manca perfino una caffetteria) a cui potrebbe contribuire il recupero dell'Orto Botanico. Di recente, la sovrintendente Bandera ha ventilato uno scenario che destinerebbe il Palazzo a collezioni private acquisite da Brera (prevalentemente '900), oltre che a spazi per mostre.

Ben venga, ma siccome il museo del '900 ce l'abbiamo già, ci si aspetterebbe anche soluzioni logistiche che, rimescolando le carte, diano la meritata enfasi alle vere eccellenze di questa Pinacoteca, ad esempio capolavori come il Cristo Morto del Mantegna, La cena di Emmaus, la Pietà di Bellini, lo Sposalizio della Vergine. Dimostrando che anche un uovo oggi, quando si ha fame, può fare la differenza.

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