«A teatro scopro che cos'è la vera libertà»

«A teatro scopro che cos'è la vera libertà»

Due donne mature, un ragazzo in mutande, un appartamento. Quel che si vede sulla scena di La scena - la divertente piéce scritta e diretta da Cristina Comencini, in cartellone al Teatro Manzoni fino al 24 novembre (ore 20.45, domenica ore 15.30, ingresso 34-22 euro, info 02.76.36.901) - potrebbe generare equivoci. E di equivoci, ma non soltanto, effettivamente si vive nella surreale vicenda i cui protagonisti sul palcoscenico sono Maria Amelia Monti, Angela Finocchiaro e il giovane Stefano Annoni. Una domenica mattina, due mature amiche caratterialmente molto diverse stanno provando una scena che una delle due deve recitare l'indomani. Lucia (Angela Finocchiaro), l'attrice, è una donna chiusa, ferita da un certo passato, timorosa delle novità, mentre Maria (Maria Amelia Monti) è una manager volitiva, divorziata, madre di due figli eppure, nei giorni di libertà, pronta a viversi la vita. Magari portandosi a casa un toy boy, un ragazzo giocattolo come quello che, in mutande, è appena piombato nella stanza. Da questa premessa parte La scena, un gioco di sfide caratteriali, riflessioni sul rapporto uomo/donna all'alba del XXI secolo, e ammissioni di necessità. Dopo Due partite, successo teatrale che ebbe una seconda vita altrettanto fortunata sul grande schermo nel film diretto da Enzo Monteleone, Cristina Comencini concede il bis anche perché, parole sue, «per ovvie ragioni (suo padre Luigi fu un dei maestri della commedia all'italiana, ndr) in famiglia ho sempre respirato il cinema, scoprendo tardi il teatro. Oggi per me il teatro significa assoluta libertà, è uno spazio libero dall'assedio delle immagini e, se si vuole, anche da quello della perfezione. Ogni recita è diversa, unica, e può vivere anche di splendide imperfezioni. Senza contare che nel mondo contemporaneo tutto è ormai immagine, dunque il teatro torna ad avere una responsabilità altissima di narrazione».
Responsabilità e fatica perché, è ancora la tesi della regista, «la commedia è quanto di più difficile da realizzare. Questa è una storia che unisce la leggerezza e il divertimento comico alla riflessione. La rimuginavo da anni, l'ho scritta un anno e mezzo fa, e quando ho deciso di portarla sul palcoscenico ho pensato immediatamente a Maria Amelia e Angela che avevo già cercato, senza fortuna, per Due Partite. Per loro, questo continuo passaggio dal registro comico a uno più dolente è una bella sfida. Lo è anche per il pubblico, ma a giudicare dal consenso raccolto finora, l'intento sembra riuscito in pieno. Il pubblico vi riconosce la ricetta comica e malinconica di tutta la nostra commedia italiana al cinema».
Quanto al giovane Stefano Annoni, il suo non sarà certo un ruolo meramente estetico anche se, ammette, «per tutta l'ora e mezza di spettacolo me ne sto in mutande. Il compito del mio personaggio, Luca, è quello di dimostrare alle due donne, disilluse sugli uomini, che le nuove generazioni possono sempre imparare».

Le due signore della commedia Finocchiaro e Monti, invece, si ritrovano per la prima volta insieme in teatro: «Abbiamo lavorato insieme in tv - spiega Maria Amelia Monti - ma benché siamo amiche da più di trent'anni non ci era mai capitato di dividerci il palcoscenico. Io puntavo più sulle commedie, Angela sui monologhi. Ci voleva una regista donna per unirci».

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