Terrorismo, allarme Expo «Siamo bersaglio ideale»

Il commissario conferma il rischio di attentati Ieri il vertice in Procura con Digos e Ros Tre inchieste a Milano su possibili sospetti

Non c'era certo bisogno dell'assalto a Charlie Hebdo per immaginare come Expò potesse essere uno dei bersagli del terrorismo. «Ma noi stiamo pensando alla sicurezza da un anno e mezzo, predisponendo tutte le adeguate contromisure di uomini e tecnologia» ha spiegato il commissario unico Giuseppe Sala. «Prendo atto - ha replicato Maroni - ma se questa estate un pazzo viene farsi saltare nel bel mezzo di Expò, le telecamere possono fare ben poco. Per questo ribadisco la proposta di sospendere per sei mesi i trattati di Shengen». E di sicurezza ha parlato ieri mattina il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli dopo un incontro con i pm del pool antiterrorismo, dove sono aperte tre inchieste, il comandante del Ros e dirigente della Digos. «Nessuna emergenza per Milano» ha commentato alla fine il magistrato.

L'Expo è sicuramente un bersaglio ideale, visto il numero visitatori e la sua elevata visibilità. Ne è consapevole il commissario Giuseppe Sala che, parlando ai microfoni di Radio 24 ha assicurato che questo «è un tema a cui siamo impegnati da tempo. Se fossimo a tre mesi con tutto da inventare sarei molto preoccupato. So invece quello che abbiamo fatto fino ad oggi con ministero degli Interni, Prefettura e Questura, con le aziende che ci garantiscono la sicurezza, quindi penso che siamo messi abbastanza bene». Sala ha confermato come nell'area di Rho Pero saranno attive 1.400 telecamere, più metal detector a ogni varco. Dietro questi strumenti un migliaio di addetti, per i quali Expò sta predisponendo in questi giorni specifici bandi di assunzione, da affiancare alle forze dell'ordine». «Prendo atto, però se arriva un pazzo da un Paese europeo, le telecamere di oggi non servono granché, bisogna bloccarlo alla frontiera». Ha ribattuto il presidente della Lombardia, Roberto Maroni. «È così banale che mi stupisco della sorpresa per le mie dichiarazioni sulla sospensione del trattato di Schengen».

Nel frattempo ieri il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha fatto il punto sulle indagini relative a possibili infiltrazioni del fondamentalismo islamico. Sono almeno tre le inchieste: su una donna di origini straniere che viveva in città e poi sarebbe partita per il Medioriente, su Maria «Fatima» Giulia Sergio, la ragazza di 27 anni residente a Inzago e poi andata a combattere in Siria, e su un gruppo di siriani partiti nel 2012 per andare a combattere nel loro Paese.

All'incontro i pm dell'antiterrismo Piero Basilone, Alessandro Gobbis, Francesco Cajani e Paola Pirotta, titolare del fascicolo sulla giovane di Inzago partita per combattere in Siria a fianco dell'Isis, il comandante del reparto anticrimine del Ros Giovanni Sozzo e il dirigente della Digos Bruno Megale. «Nessun rischio per la città» ha commentato alla fine Romanelli.

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