"Vaccini, la precedenza va agli ultraottantenni"

La virologa: "Saranno immunizzati a marzo. Etica e strategia impongono una revisione"

"Vaccini, la precedenza va agli ultraottantenni"

Maria Rita Gismondo, direttore della Struttura complessa di Microbiologia clinica, Virologia e diagnostica bioemergenze, il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri ha annunciato che arriveranno un quinto di dosi in meno del vaccino Pfizer-BioNTech. Slitta a marzo l'avvio del piano vaccinale alla popolazione

«Non è responsabilità nè del Ministro alla Salute nè dell'Ue: siamo in balia di contratti stipulati dall'Ue e mutuati dai vari Stati membri. Il fatto che vengano o meno rispettati sta alla serietà delle aziende. L'unica cosa che si può fare è sollecitare l'Europa perchè faccia più contratti possibili».

In teoria Moderna averebbe dovuto consegnare 11mila dosi la settimana scorsa, AstraZeneca aspetta approvazione dell'Ema venerdì...

«Man mano che arriveranno le dosi degli altri vaccini- di Moderna non se ne sa nulla - possiamo solo organizzare gruppi di vaccinandi omogenei, per età, caratteristiche e condizioni di salute cui inoculare gli altri vaccini, in modo da poter andare avanti con il piano in sicurezza. Avendo garantito un numero x di dosi del tale vaccino, vaccinare un gruppo per cui sia disponibile la prima e la seconda dose, procedendo per gruppi».

Nella fase 1 B erano previsti i professionisti del campo sanitario, dentisti, farmacisti, psicologi: sono spariti dal cronoprogramma di nuovo?

«Il tema qui non sono le dimenticanze o meno del Governo, che è determinato a vaccinare la popolazione, ma le incertezza sulle dosi: si va per fasce di rischio e non credo che questi siano i primi»

Chi sono?

«Gli over 80 a mio parere avrebbero dovuto essere vaccinati per primi in assoluto, insieme ai cronici e ai pazienti oncologici: si tratta delle fascia più fragile, che ha un maggior tasso di mortalità e che finisce più facilmente in terapie intensiva. Se vogliamo fare un ragionamento di etica medica sono i primi che vanno protetti, e anche strategicamente per non sovraccaricare gli ospedali».

Con queste tempistiche rischiamo di non arrivare all'immunità di gregge?

«Sappiamo che il vaccino ci dà una copertura di 7/8 mesi: bisognerebbe vaccinare tutta la popolazione in un arco di tempo brevissimo per raggiungere la cosiddetta immunità di gregge cioè la copertura di almeno il 70 per cento in contemporanea della popolazione, ma con tempi così diluiti non ce la faremo».

L'immunità di gregge non è l'unico mezzo che abbiamo per uscire dal tunnel, dimenticare i lockdowm e far ripartire il Paese?

«I lockdown li avremmo evitati se non avessimo avuto i malati gravi. Bisogna far diminuire i contagi per evitare che una piccola percentuale di soggetti a rischio, ma grande in numeri assoluti, si ammali e finisca in terapia intensiva. Per il resto, come dimostra lo studio appena uscito su Science, il Covid avrà l'effetto di un raffreddore che circola come le altre infezioni da coronavirus».

Il viceministro Sileri ha dichiarato che ci sono poche varianti del virus che circolano in Italia.

«Noi che siamo laboratorio di riferimento per l'osservazione delle mutazione del coronavirus abbiamo isolato in Lombardia solo qualche variante britannica, nessuna brasiliana o sudafricana. E dire che il virus in un anno è mutato 23mila volte. Il tema è che laddove ci sono varianti il virus circola di più. Quindi se si ritarda la vaccinazione sulla popolazione si dà maggior spazio alle varianti, si selezionano quelle più resistenti. È un po' lo stesso meccanismo della antibioticoresistenza».

È preoccupata?

«Più che

preoccupata sono meno ottimista di qualche settimana fa: è più facile avere a che fare con il virus che con le persone! La natura ci dà più affidabilità delle dinamiche improntate solo al business e al profitto a tutti i costi».

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