Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio, il consiglio comunale ha appena votato il nuovo regolamento sulla riscossione dei tributi che prevede fino a 72 rate per saldare i debiti e finalmente senza fidejussioni come chiedevate da mesi.
Soddisfatto?
«Eravamo sul pezzo da tempo, bene che il consiglio abbia accolto il nostro principio: in una situazione di crisi come questa è giusto aumentare la rateizzazione senza chiedere ulteriori garanzie polemizzato con la giunta sugli spazi in concessione della Galleria, ma la soluzione votata dall'aula va nell'interesse di tutte le imprese e dei cittadini».
Una richiesta che la giunta aveva respinto.
«Ho precisato in maniera politically correct che la soluzione è arrivata con gli emendamenti in aula proposti dal capogruppo Pd Barberis. Il regolamento della giunta non conteneva l'eliminazione delle fidejussioni e comunque è solo il primo gradino di una lunga scala».
Cosa serve?
«Si continua a rateizzare, posticipare, ma ad un certo punto i nodi arriveranno al pettine e a livello locale il nodo più pesante si chiama Tari: per il 2021 peraltro è stata alzata a livello nazionale, un paradosso. E la ratio della Tari dovrebbe essere che si paga in proporzione ai rifiuti prodotti, invece bar e ristoranti non producono ma pagano lo stesso. Se le imprese sono chiuse non per incapacità ma per legge, per causa di forza maggiore, il tributo non va versato».
Il Comune ribatterà che mancano le coperture.
«Lo Stato ha trovato le risorse per coprire almeno fino a luglio la Cosap gratuita? Il Comune trovi le risorse per coprire le mancate entrate dalla Tari, ricontratti il costo di servizio con Amsa, ci aspettiamo una risposta a breve».
Nel 2020 è stato concesso uno sconto del 40% sulla parte variabile della Tari, da inizio anno nulla?
«Era uno sconticino, per ora non è previsto nulla e ripeto che non chiediamo una riduzione ma lo stralcio della tariffa per i giorni in zona rossa e semmai la riduzione per i giorni in cui gli esercizi hanno parzialmente lavorato e prodotto dei rifiuti, il 100% solo con apertura a pieno regime. Non è complicato, basta prendere il calendario arlecchino e vedere quali giorni vanno sottratti».
Gli ambulanti hanno protestato al mercato di via Crema.
«Intanto sottolineo che la manifestazione di Apeca e Fiva-Confcommercio ha uno stile totalmente diverso dagli scontri a cui abbiamo assistito giorni fa a Roma e in altre parti d'Italia: protesta sì ma in maniera civile. Ormai da un anno in molti non riescono a lavorare, non chiedono un piatto di lenticchie, non vogliono ristori ma tornare a pieno regime in sicurezza. Sono stati validati e certificati dei protocolli di regole un anno fa, non hanno più valore? E perché negozi di biancheria o articoli per bambino possono tenere aperto e i banchi che vendono gli vendono all'aperto no?».
Da lunedì la Lombardia torna in arancione, possono riaprire i negozi ma per bar e ristoranti si va avanti con l'asporto.
«Tanti nodi restano drammaticamente irrisolti: turismo fermo, bar costretti ancora solo al delivery. Non ho ancora visto ad oggi uno studio che dimostri che c'è stato un focolaio a partire da un negozio, un bar o un ristorante. L'economia è al collasso e vediamo tutti che c'è il mondo in giro, gente nei parchi e a passeggiare. Spero si capisca il prima possibile che è più sicuro se i locali stanno aperti fino alle 22 con le persone sedute e distanziate piuttosto che chiusi alle 18 con la gente che si assembra in giro, in Darsena o nelle piazze».
Quanto vale il cambio di colore?
«Un mese di zona rossa è costato 1 miliardo e 160 milioni alle attività di commercio, turismo e servizi. La zona arancione consentirà un parziale recupero, il nostro Ufficio Studi stima in 440,5 milioni di euro al mese l'incremento complessivo con il passaggio da rosso ad arancione: il 28,6% rispetto a una normalità senza Covid. Potranno riaprire 17.661 attività. Ma dopo oltre un anno siamo lontanissimi dalla normalità, ci sono almeno altri 720 milioni di fatturato mensile da recuperare e ricordo che nel 2020 a Milano il terziario ha perso quasi 40 miliardi.
L'incertezza generata dal continuo cambio di colori impedisce alle imprese ogni programmazione attendibile. I protocolli ci sono, serve un cambio di passo deciso, con un piano graduale per riaprire in sicurezza tutte le attività».
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