"Vengo a S. Ambrogio per scoprire se c'è qualcuno sulla Terra"

Il cantautore stasera e domani nella Basilica in diretta streaming per il Teatro Noh'ma

Un napoletano a Sant'Ambroeus. Sullo spartito dei luoghi comuni suonerà insolito, ma su quello vero, quello che porta alla musica, l'occasione è davvero preziosa. Tanto più che questo napoletano che di nome fa Eugenio Bennato - artista in eterna ricerca musicale e volto storico di quel progetto speciale che fu la Nuova Compagnia di Canto Popolare - a Milano ha scritto pagine particolari. Questa sera e domani alle ore 21 in diretta streaming per il Teatro Noh'ma (accesso al sito www.nohma.org) dalla Basilica di Sant'Ambrogio Bennato porterà dal vivo l'opera in sette corali «Qualcuno sulla terra», ultimo suo lavoro con l'ensemble vocale Le Voci del Sud.

Il ritorno a Milano, soprattutto in questo periodo difficile, che effetto le fa?

«Avrei davvero molto da dire, ma come prima cosa ricordo un particolare non indifferente avvenuto molti anni fa: la mia carriera con la Nuova Compagnia di Canto Popolare partì proprio da qui negli anni Settanta, dal palco del Teatro Uomo, uno spazio sperimentale sui Navigli».

Con quale sentimento si esibisce nella cornice di Sant'Ambrogio, luogo speciale per i milanesi?

«Varco questa soglia con onore e gratitudine. La sacralità del luogo si lega perfettamente all'ispirazione dell'opera, un viaggio musicale sulla creazione del mondo, che composi otto anni fa su commissione del Teatro San Carlo di Napoli. Oggi, in quest'epoca di pandemia, riproporre quest'opera ha un sapore particolare, quasi nuovo direi».

Per quale motivo?

«Perché in Qualcuno sulla terra noi siamo quel qualcuno. L'Uomo, l'essere più evoluto tra le creature, colui al quale spetta la più grande responsabilità di gestire con equilibrio e saggezza il pianeta. Aggiungo che l'assenza di pubblico e di applausi, nella cornice della Basilica, accrescerà la forza del raccoglimento».

Religione e ragione, ricerca spirituale e domande antiche: tutto questo traspira dai titoli dei brani di questi corali, come L'amore muove la luna, Fiat Lux, L'arca di Noè. Ha composto da credente o da scettico?

«Devo dire che mi riesce difficile darmi risposte agnostiche di fronte a questo mistero che è l'inizio dell'universo, la fin del buio con l'arrivo della luce e del tempo, e la vita che ne è conseguita in tutte le sue sfaccettature. L'indagine deve passare dalla ragione, ma ci sono una grandezza e un mistero che la ragione forse non può comprendere del tutto».

L'origine del mondo è un mistero: speriamo di non essere i testimoni della sua fine.

«La tecnologia può essere un aiuto e un problema, non sono certo un oscurantista, tanto più che vengo da studi scientifici, essendo laureato in Fisica nucleare. L'arte e il riconoscimento della bellezza sono le forze che possono permettere all'uomo di capire che la vita come la conosciamo va salvata».

A proposito di ottimismo, quando si tornerà a fare concerti di fronte a un pubblico?

«Ho fatto

moltissime tournée, in Italia e nel mondo, e la mancanza del pubblico è frustrante. Il senso di ciò che fa un artista nasce dalla libertà che ha di esprimersi e dalla possibilità di portare quella libertà di fronte alla gente».

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