Vietnamita caccia il fratello di Abba «Non voglio negri»

I carabinieri denunciano per razzismo il padrone di una palestra Ha mandato via dal locale il parente del giovane ucciso dopo un furto

Niente iscrizione alla palestra, perché «neri e spacciatori». Più o meno con queste parole il vietnamita, titolare del locale avrebbe respinto due giovani del Burkina Faso, poi corsi dai carabinieri a denunciare l'episodio. E qui, al momento di firmare l'esposto è emerso che si tratta del fratello e del cugino di Abdul Salam Guibre, ucciso proprio il 14 settembre 2008, nel corso di una rissa con due baristi. Nel corso dello scontro, volarono pesanti insulti di tipo razzista. Ma solo alcuni rimasero impressi in una certa parte dell'opinione pubblica. Tanto che proprio ieri si è svolta una manifestazione del «Comitato per non dimenticare Abba».

Il ragazzo, 19 anni, la sera di sei anni fa, in giro con due amici africani, entrò in un bar di via Zuretti e rubò un paio di confezioni di biscotti. I proprietari, Fausto Cristofoli, 57 anni e suo figlio Daniele, 37 anni, li inseguirono convinti che i tre avessero invece rubato l'incasso. I cinque arrivarono a contatto, insieme a bastoni e bottiglie, da entrambe le parti volarono violenti insulti come è tristemente «normale» in un rissa. Poi partì una sprangata che colpì alla testa il ragazzo, finito subito in coma. Portato in ospedale, morì qualche ora dopo.

I due uomini, entrambi con precedenti penali alle spalle, vennero arrestati e condannati a 15 anni da una giuria che non solo escluse, ma neppure prese in considerazione, l'aggravante dell'odio razionale. Ma ormai era scattato il «corto circuito» mediatico. E ancora oggi a ogni 14 settembre Milano è piena di manifestazioni, concerti ed eventi di tutti i tipi.

Tra i tanti spicca quello tenuto ieri al teatro Strehler, dove il «Comitato» ha consegnato il «premio Abba» ad Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande e al poeta Khaled Soliman Al Nassiry per il film Io sto con la sposa . Ovviamente sui temi dell'immigrazione.

E dunque, proprio a ridosso dell'anniversario, due ragazzi del Burkina, di 26 e 27 anni hanno suonato alla porta della stazione carabinieri di Trezzo sull'Adda. I giovani infatti si sarebbero presentati alla palestra gestita da un vietnamita di 45 anni, venendo però cacciati in malo modo. Dopo averli trattati da «negri» infatti li avrebbe accusati di vendere droga attorno al suo locale e invitati a girare al largo. I due ragazzi si sono affrettati a chiamare una pattuglia di carabinieri, farsi portare in caserma dove hanno raccontato i fatti, precisando anche di essere rispettivamente fratello e cugino di Abba. I militari hanno ovviamente verificato chi fossero i due, scoprendo che si tratta di bravi ragazzi con la fedina penale immacolata. Non solo, ma non risulta neppure che quella sia zona di spaccio, ma anzi «residenziale e particolarmente tranquilla». Alla fine i militari hanno «tradotto» in termini giuridici la versione dei giovani con «ingiuria, diffamazione e calunnia», reati per cui è necessaria la querela. Mentre hanno proceduto d'ufficio per la violazione della legge Mancino che punisce la discriminazione razziale.

Impossibile

prevedere le conseguenze di questo episodio. Trattandosi di un attrito fra stranieri, nessuna eventualità è da scartare a priori. L'«incidente» tuttavia la dice lunga sull'insofferenza ormai diffusa ormai a tutti i livelli.

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