La «viticoltura eroica» tanto cara a Pietro Nera

Il patron: «Dobbiamo rispettare una precisa quantità per assicurare la qualità dei nostri vini»

Viviana Persiani

Chiuro è un paese a pochi chilometri da Sondrio. Dominando la Valtellina con i suoi meleti e i suoi vigneti, è considerato un punto di riferimento dai turisti per la ricchezza di storia e tradizioni eno-gastronomiche. Ciür, così come viene chiamata in dialetto valtellinese dagli abitanti della zona, è famosa per essere conosciuta come «la capitale del vini della Valtellina».

Con orgoglio e fierezza, il Grand'Ufficiale della Repubblica Pietro Nera, nemmeno troppo nuovo alle benemerenze, considerati i titoli acquisiti anche di Cavaliere Ufficiale e Commendatore, decanta il paese dove per dieci anni ha ricoperto anche la carica di sindaco e dove «ben cinque aziende di vino valtellinese hanno la loro sede, tra le quali la mia Casa Vinicola».

Grazie a Pietro, alle competenze dei figli Stefano, Simone, Angela e a una squadra di collaboratori precisi e puntuali, l'Azienda Nera è conosciuta anche come una delle cantine più prestigiose e importanti della Valtellina. Il coraggio di investire energie, lavoro e risorse nella produzione di vino in quella zona fu, nel 1940, di Guido Nera, passando poi il testimone al figlio Pietro.

Oggi, l'azienda espone in eventi importanti, come il Merano Wine Festival, nella sezione Extremis, dedicata ai vini di montagna, celebrando le sue etichette Docg come lo Sforzato, il Grumello, l'Inferno, il Sassella, il Valgella, nate da «una viticultura definita eroica, da tanta passione e anche molta disciplina».

Racconta Pietro: «Io e la mia famiglia abbiamo sempre lavorato con grande soddisfazione, coltivando un buon numero di ettari di vigneto e raccogliendo poi uve destinate alla vinificazione. Oggi dobbiamo rispettare una precisa quantità per poter assicurare la qualità dei vini che portano il nostro nome».

Una data benaugurante il primo di novembre quando, oltre a festeggiare gli 83 anni di Pietro Nera, si è chiusa la vendemmia del 2018.

«È stata una vendemmia meravigliosa - aggiunge il Cavaliere - in quanto ha visto una produzione di uva con elevata concentrazione di zuccheri che, considerate le perdite durante l'invecchiamento, saranno i responsabili della gradazione alcolica finale del Docg prodotto, che si aggirerà attorno ai 13-14 gradi. Un risultato eclatante, visto che, ultimamente, producevamo vino tra i 12 e i 12,5 gradi».

Pietro Nera non teme i confronti con altre regioni d'Italia vocate alla viticultura come, ad esempio, il Piemonte, dove il Barolo primeggia. E aggiunge: «Noi abbiamo lo stesso vitigno del Barolo, ma qui abbiamo un clima e un terreno differenti, con il risultato di avere grande raffinatezza ed eleganza nei vini; oltretutto, la nostra viticultura è rigorosamente manuale. Abbiamo costruito dei terrazzamenti sui pendii impervi e la raccolta dell'uva non può avvenire con mezzi meccanici proprio per la conformità del territorio: per ogni ettaro di vigneto in Valtellina occorrono almeno 1.200 ore annue di lavoro».

Da una parte la Cantina, dall'altra l'Azienda Agricola Caven Camuna che Pietro ha fondato nel 1982, lasciando la gestione nelle mani dei figli Simone, esperto in marketing e in commercio, e di Stefano, enologo, con un dono veramente superiore, sottolinea Pietro, «che io vorrei avere ma che purtroppo non ho».

Se Pietro Nera è fiero di presentare la sua prestigiosa collezione di Titoli, è ancora più orgoglioso di citare i riconoscimenti e gli

attestati di merito che i suoi vini hanno ricevuto nei diversi concorsi nazionali e internazionali. Non è un'esagerazione: «Possiamo dimostrarlo - conclude - Ormai tutti i nostri vini hanno ottenuto diverse medaglie d'Oro».

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