Milli, una vita allo Stabile

«Come si sta a 80 anni?» risponde Camillo Milli: «Sempre alla ribalta sempre in scena... la vita è un teatro». Camillo Milli, compie ad agosto 80 anni. Dal 1960, o giù di lì, è in palcoscenico. Nel 1962 approda a Genova, all’allora stabile diretto da Ivo Chiesa. Da allora, tranne qualche pausa e qualche fuga, è sempre stato nella compagnia stabile di Genova.
Milli, quando le chiedono che età ha, lei conferma i suoi ottant’anni?
«Certamente, dico: guardatemi, quanti anni mi date? In genere me ne danno molto bene».
Come arrivò allo Stabile?
«Era il 1962, dovevo solo fare una sostituzione di Battistella, mi chiamò Squarzina. Non mi sono mosso più».
Si era creato l’indimenticabile gruppo dei «Quattro moschettieri»: Milli, Pagni, Antonutti e Zanetti. Insostituibili.
«C’era anche Lucilla Morlacchi. E poi la grandissima Lina Volonghi: una compagnia straordinaria».
Lei ha lavorato anche nel cinema... con Monicelli?
«Feci il Marchese del Grillo nel 1981. E poi ho lavorato a fianco di tutti gli attori della commedia italiana, i Villaggio, Pozzetto, Banfi, Manfredi, Sordi, Tognazzi: cinquant’anni di soddisfazioni».
Gli anni dello Stabile?
«Erano gli anni del fulgore teatrale: Genova davvero era la capitale d’Italia del teatro. Grandi attori, grandi registi, grandi capolavori: basti pensare alla Volonghi in Brecht».
Lei era... specializzato nel Goldoni più divertente.
«Era un mio cavallo di battaglia, quasi tutto Goldoni mi apparteneva. Ricordo Lionello nei Due gemelli, ma poi la Villeggiatura, i Rusteghi, e tanti altri...
Milli lei si è mai innamorato di un’attrice?
«No, mai. Non era nel mio carattere. Ma ho visto tanti amori, tanti flirts e tante... separazioni».
Un attore o un’attrice che lei ha invidiato?
«Devo dire di no, ho sempre trovato compagni di lavoro molto simpatici e solidali».
I giovani attori, allora, trovavano più spazio di oggi?
«Molto di più. Oggi, non vede, le compagnie vivono di due o tre attori, i finanziamenti vengono tagliati, le grandi tournées non si fanno più. Per i giovani è un duro momento».
Lei, nel ’57 fece anche un celebre Carosello con Calindri, il «Dura Minga...

»
«Sì, sì, uno spasso. Facevo il barista, ruolo che ho coperto anche in Cento vetrine. Dopo sessant’anni... i ritorni storici».
Milli, per i prossimi ottant’anni che prevede?
«Sempre una bella ribalta su cui lavorare....e sorridere».

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