Minimal italiano in chiaroscuro

Nei racconti de “Il vento e la moto” Grazia Livi narra storie di tutti i giorni con i piccoli protagonisti della quotidianità

La libertà può essere raccontata in parole. La quotidianità può anch’essa essere raccontata in parole. La semplicità è uno degli ingredienti per raccontare la libertà e la quotidianità in parole. Il risultato di tutto questo cocktail si intitola “Il vento e la moto” ed è un libro di racconti, opera di Grazia Livi (Garzanti, pp.161, euro 16,60). Chi si aspetta di trovarvi storie alla “Easy rider”, scorci stile “On the road” all’italiana resterà deluso perché in queste pagine si raccontano le piccole storie di tutti i giorni, i piccoli protagonisti di ogni ora, i piccoli drammi dei piccini che crescono. Insomma la vita normale.

Niente super eroi, dunque. Niente donne fatali, niente prodigi fantastici o truculente scene di violenza al limite del possibile. Qui è tutto sempre possibile ed è possibile tutto. Una corsa in moto e il rapporto viscerale che unisce il motociclista alla sua “cavalla”, storia di un viaggio nella realtà fatta di giornali che cadono, di raccomandazioni materne, di aspirazioni realizzate e di corse a perdifiato per realizzarle. Il vento che li accompagna che sfiora il casco del motociclista come il fruscio delle foglie sotto i piedi del ragazzino che si è arrampicato in cima all’albero, è avvolto dalle fronde e non vuole saperne delle insistenze di mammà per farlo scendere.

L’intervento dello sconosciuto e il rimbrotto al monello, le irriverenze verso il genitore, come le turbe di un altro adolescente alle prese con il sorgere della prima peluria e la comparsa della sua mascolinità. Storie di uno sfogo da urlare al mondo che sbattono inevitabilmente il muso contro la frettolosità di un mondo che non ha tempo e nemmeno orecchie per ascoltare le parole di chi vuole parlare. Storie di ragazze e ragazzi delusi dalla loro stessa solitudine in mezzo a un universo ricco solo di propri interessi.

“Il vento e la moto” è questo e null’altro: racconti minimalisti di avventure qualunque, storie di ieri, oggi e domani senza l’ambizione che quello ieri, oggi e domani diventino dei giorni memorabili, da ricordare e da segnare sul calendario. Storie non sempre amene, ma nemmeno tristi, storie qualsiasi di uomini e donne qualsiasi. Storie familiari, storie da cucina e da camera da letto dove il vento non tira e la moto non corre. Voci di persone che vedono scorrere i loro giorni quasi come vittime di quella, spesso piatta, uniformità quotidiana che rappresenta frequentemente le vite di tutti i giorni.

Se volete uno specchio dove rivedere spezzoni dello scorrere delle ore più semplici, “Il vento e la moto” è il vostro libro.

A metà tra la provocazione e la presa d’atto che non sempre le nostre giornate hanno impennate importanti e che non necessariamente i libri devono trattare le peripezie di eroi ed eroine, buone solo per i sogni dei più piccini.

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