Minorenni addestrati per taglieggiare i commercianti: condannati 10 cinesi

Gli imputati segregavano i ragazzini scappati di casa e li educavano alla violenza contro i negozianti della Chinatown milanese: inflitte pene fra i 2 e i 7 anni di reclusione

Segregavano i «ragazzini» che scappavano di casa, minorenni o appena maggiorenni, in una sorta di «scuola militare» del crimine e li educavano a taglieggiare negozianti cinesi, fornendo loro tutti i mezzi necessari, tra auto e pistole. È quanto contestato dal pubblico ministero Angelo Renna a 13 cinesi capeggiati da Zheng Jinpan, 29enne detto DaMa, e da Wu Lianwei, 26enne detto A Wei, ex affiliati del cosiddetto «gruppo piemontese» il cui capo, Hu Libin, nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 2009 è stato ucciso con machete e coltelli nella discoteca Parenthesys di via Gargano dagli esponenti di una banda rivale. Ora in 10 sono stati condannati a pene tra i 2 e i 7 anni di reclusione per associazione per delinquere finalizzata all'estorsione. Contestati a vario titolo anche un sequestro di persona e lo smercio di sostanze stupefacenti. Un altro imputato ha patteggiato 3 anni e mezzo di reclusione e le posizioni di altre due sono state stralciate. Le condanne sono state inflitte con rito abbreviato dal giudice per l'udienza preliminare Donatella Banci Buonamici, che tra novanta giorni depositerà le motivazioni della sua decisione. In base a quanto ricostruito dal pm, DaMa e A Wei erano i promotori dell'intera attività criminale contestata a partire dal febbraio 2010. Erano loro a organizzare e a gestire l'alloggio per i ragazzini, con la predisposizione di una cassa di gruppo, dei mezzi necessari per il loro sostentamento, e la redistribuzione degli utili delle estorsioni, detratto il necessario per la vita dell'associazione. Sotto i due promotori, agivano i coordinatori - Hu Liyou e Yu Chongzao di 22 e 27 anni, incaricati di controllare che i ragazzini seguissero le direttive. Sei gli episodi di estorsione o tentata estorsione contestati dall'accusa tra gennaio e maggio 2010. In un'occasione, gli imputati hanno costretto un ristoratore cinese di via Paolo Sarpi a consegnare 300 euro, minacciandolo di rompere tutto e creargli problemi con i clienti. Un'altra, hanno minacciato una parrucchiera di via Farini «di radere a zero il negozio», se non avesse consegnato del denaro. Un'altra volta, hanno chiesto a un parrucchiere di via Montello di pagare un pizzo mensile di 200 euro «per la protezione», dicendogli: «Noi siamo la mafia che comanda in via Paolo Sarpi». Ancora, hanno minacciato un affittacamere di viale Marche entrando nella sua abitazione. La vittima però è riuscita a metterli in fuga, impugnando un coltello. Il sequestro di persona è contestato perché l'11 marzo 2010 la banda ha prelevato un cinese da un internet point in via Arnolfo da Cambio, costringendolo a salire su un'auto sotto la minaccia di una pistola.

Il giovane, bendato per tutto il tempo, è poi stato abbandonato lungo l'autostrada con la minaccia di recidergli i tendini. Infine alcuni imputati il 9 febbraio 2010 avrebbero spacciato ecstasy in una discoteca di via Cosenza per 4mila euro.

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