«Il mio jeans è un vero lusso. E vi fa un lato B così...»

La fantasia al potere è l'utopia politica lanciata da Marcuse negli anni Settanta che gli stilisti ripropongono per l'estate 2012. Ieri se ne son viste di tutti i colori a Milano: dal geometrico optical di Gucci al neo barocco di Donatella Versace, dal Paisley di Etro ai raffinati cromatismi di Z Zegna senza dimenticare la rielaborazione dei barocchismi di Gianni Versace fatta da Dolce&Gabbana per la linea D&G. Gli uomini sono pronti per tutta questa eccentrica allegria? «Io ne sono convinta» dice Frida Giannini poco prima di presentare una collezione Gucci senza dubbio elegante ma fin troppo prudente nel mix tra anticonformismo e rispetto delle regole che rende unici gli inglesi.
L'uomo del giorno è Michael Caine, indimenticabile protagonista di film come Alfie, Funerale a Berlino e La pratica Ipcress. Sulla sua immagine da gentlemen dedito a tutti gli sport, Frida sovrappone l'eccentricità sartoriale di Tommy Nutter, il taylor prediletto delle star tipo Rod Stewart, Elton John e i primi Rolling Stones. Il risultato è convincente per la sera con quegli smoking in seta jacquard bianca e nera (meglio lo spezzato dell'all over), con la stupenda giacca a spina di pesce laminata il lurex color platino e con la variante più sportiva del cardigan in lamè. La parte giorno ha qualche pezzo strepitoso tipo il soprabito da equitazione in-side-out (cioè con la parte interna rovesciata fuori), tutti i giubbotti di pelle mutuati dall'idea della scherma, gli accessori tipo la valigetta 24 ore porta camicie per non parlare delle scarpe. Nel complesso, però, è un uomo che non trasuda nulla di sensuale e questo da Gucci è quasi inconcepibile.
Anche Donatella punta su un giovane efebico ben diverso dai soliti bronzi di Riace stile Versace con una rielaborazione grafica delle fantasie barocche del grande Gianni. «Very Versace» dichiara lei davanti al completo jeans e camicia a motivi neo barocchi neri, gialli e bianchi. «Più Versace di Lady Gaga», motteggia, alludendo alla pop icon del momento che ha scelto modelli d'archivio della maison per la sua recente apparizione a Roma. E davanti ai «veracissimi» pantaloni in nappa anilina con 15 fibbie per gamba, guardando la sublime camicia in pizzo sotto alla dinner jacket chiusa a sua volta dalla fibbia e gli accappatoi lussuosi e lussuriosi con le inconfondibili meduse, ci ritorna in mente quel magico momento in cui Miami era solo il luogo in cui lei e suo fratello elaboravano le immagini di South Beach Story, un libro epocale per chi si occupa di moda. Il bello di tutto ciò sta nella capacità d'evoluzione anche davanti a una simile tradizione estetica. «Per gli altri è più facile» dicono infatti i collaboratori di Donatella alludendo forse alla deliziosa sfilata D&G in cui tutti i capi sono costruiti con foulard stampati nei doviziosi colori e fantasie della fine degli anni Ottanta, primi Novanta. La cosa interessante sta nell'assemblare queste stoffe lussureggianti sul jeans, sui chinos, sotto forma di bermuda e su quel cappellino di nome Kirby solo per giovani.
Da Etro è di scena il Paisley e non è una novità anche se ci sono giochi di macro e micro fantasie con un certo non so che d'informatico. Formidabile, invece, il lavoro di Alessandro Sartori su Z Zegna con un voluto conflitto tra forme superclassiche e motivi ludici a cominciare dai raffinati colori girasole, blu, avio, cielo e caffè.

Seta vetrificata, stampe astratte, lavorazioni tridimensionali, pesi e misure calibrati al millimetro: non c'è da stupirsi se un simile talento sia stato chiamato dal Gruppo LVMH per disegnare la moda di Olga Berluti, preziosa griffe di scarpe e pelletteria di superlusso.

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