I «Magi nascosti» sono tornati a splendere e da oggi possiamo ammirarli al Museo Diocesano Carlo Maria Martini. Sono quelli finemente intarsiati nel Retablo della basilica dei Santi Apostoli e San Nazaro Maggiore, a pochi passi dalla Torre Velasca e dalla Statale. Capolavoro della scultura rinascimentale belga, alto due metri e dodici e largo un metro e settanta centimetri, il Retablo è stato realizzato a Bruxelles nell'atelier dello scultore fiammingo Jan II Borman nei primi anni del Cinquecento ed è l'unico di quel genere ad aver conservato colori e decori originali.
I Magi, eccezionalmente numerosi (nove e tutti ben agghindati), sono in mostra al Diocesano fino al 2 febbraio in un'esposizione curata da Paola Strada e Alessia Devitini, in ideale continuazione con L'adorazione dei Magi del Botticelli, in prestito dagli Uffizi di Firenze per la tradizionale iniziativa d'Avvento «Un capolavoro per Milano». Che un Retablo fiammingo così insolito e prezioso sia stato conservato in una chiesa milanese si deve al mercante di Busto Arsizio Protasio Bonsignori, abile nel commercio dei vetri e raffinato uomo di lettere.
Le cronache del tempo ci dicono che poco prima di morire, nel 1510, il mercante si trovava ad Anversa, dove potrebbe aver comprato il prezioso Retablo: di certo sappiamo che lo donò all'oratorio di Santa Caterina, un tempo inserito nella basilica di San Nazaro. Posto poi nel transetto della chiesa, è stato trascurato e ricoperto di vernici nei secoli successivi fino a che, una ventina d'anni fa, non ha attirato l'attenzione di una storica dell'arte belga, di passaggio in città, che ne ha riconosciuto il valore. Grazie a un accordo con l'Institut Royal du Patrimoine Artistique IRPA di Bruxelles e il sostegno della Fondation Roi Baudouin, della Fondation Périer-d'Ieteren e di Intesa San Paolo, l'opera tra il 2022 e il 2023 è stata restaurata e ripulita e ora, per la prima volta, si presenta al pubblico.
Al Diocesano appare in tutta la sua policromia e finezza di dettagli. L'Epifania, ambientata in una cattedrale gotica, non è poi priva di curiosità: sopra la capanna, ad esempio, c'è il «caganer», caratteristico personaggio poi confluito nella tradizione catalana del presepe. «È l'uomo che defeca, simbolo di purificazione», ci spiega Nadia Righi, direttrice del Diocesano. Con lei ripercorriamo la devozione, tutta meneghina, per i Re Magi, le cui reliquie la leggenda vuole siano state portate a Sant'Eustorgio dalla Terra Santa da buoi che, stremati dalla fatica, si fermarono proprio in quella chiesa, un tempo fuori città.
Con l'arrivo del Barbarossa le preziose (e redditizie) reliquie vennero sottratte e portate a Colonia: «La devozione di Milano per i Re Magi non venne però mai a mancare, tanto che a inizio Novecento il cardinal Ferrari ottenne da Colonia tre pezzetti di ossa dei Magi, oggi conservati in Sant'Eustorgio, teatro dell'unica sacra rappresentazione che ancora resiste in città e che si
celebra il 6 gennaio». Come ci conferma mons. Giovanni Scotti, responsabile dell'Ufficio Beni Culturali della Diocesi, il Retablo, segno prezioso dell'amore di Milano per i Magi, tornerà a San Nazaro non appena possibile.
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