"Aiuti alle vittime degli attentati come se si trattasse di un atto di carità". Per questo motivo Michael Dias ha scelto di non essere presente alla cerimonia in memoria del padre e di rifiutare l'invito del presidente della Repubblica Emmanuel Macron.
Dias, figlio della prima vittima degli attentati del 13 novembre a Parigi, Manuel Dias, ucciso due anni fa allo Stade de France, ha spiegato perché abbia scelto di non andare a salutare il presidente. "Oggi, a due anni da quel 13 novembre che mi ha cambiato la vita, ho deciso di rifiutare l'invito a recarmi alla cerimonia, e di conseguenza di non salutare il presidente della Repubblica, che dalla sua elezione agisce nei confronti delle vittime del terrorismo come con i più svantaggiati del nostro paese, in modo semplicemente sprezzante e inaccettabile".
Dias ha lamentato in particolare la scelta di sopprimere il Segretariato di stato incaricato dell'Aiuto alle vittime. "Il discorso del presidente e del suo governo sulle vittime è cambiato e ormai si parla di aiuti alle vittime come se si trattasse di un atto di carità quando dovrebbe essere visto come assunzione di responsabilità da parte di quegli stessi politici".
Come si legge in un articolo de Le Figaro - pubblicato lo scorso 13 novembre - Dias aveva inoltre lamentato di non poter parlare liberamente della sua esperienza. L'anno scorso l'uomo ha infatti tenuto un discorso il giorno della commemorazione, discorso che però - come lui stesso ha dichiarato - sarebbe stato corretto dall'Eliseo per evitare che venisse puntato il dito contro le responsabilità dello Stato.
"Ci viene data raramente la parola, e quando ci è concesso viene controllata". Dias aveva anche lamentato la mancanza di un supporto psicologico adeguato e la difficoltà delle vittime dell'attentato "di non essere dimenticate".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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