Boko Haram fa strage anche nei campi profughi

Il gruppo jihadista nigeriano ha posizionato un ordigno all'interno della tendopoli di Yola che accoglie migliaia di civili in fuga dalle violenze della setta

Boko Haram fa strage anche nei campi profughi

La Nigeria ogni giorno è costretta ad affrontare l'orrore di Boko Haram che sta obbligando l'intero Paese, vittima di un incessante stillicidio umano, a leggere il proprio epicedio.

L'escalation del terrore non sembra mai trovare fine, anzi, il climax di orrore sale esponenzialmente: la barbarie come regista delle stragi, l'annichilimento della pietà come propaganda della causa jihadista e così ,l 'ultimo attacco della setta nigeriana ha colpito i più deboli, gli innocenti che tutto hanno già perso.

La formazione capeggiata da Shekau è arrivata infatti a posizionare ordigni nei campi profughi. Tendopoli dove la dignità umana, violata nella propria intimità e privata del proprio essere, diviene una massa indistinta di volti naufraghi della propria esistenza e accomunati soltanto dalla ricerca di un domani di vita.

Mancano i viveri, le condizioni sanitarie e igieniche sono precarie, il presente è scandito dall'attesa di un ritorno alla normalità e dall'interrogativa del perchè si è vittime. Ma nonostante ciò, a Yola, al confine con il Cameroun, dove uomini donne e bambini hanno trovato rifugio dopo essere fuggiti dalle zone in cui i guerriglieri avevano imposto il loro controllo, Boko Haram ha colpito.

Una bomba nascosta in una tenda e poi l'esplosione. Venerdì è avvenuto l'attacco. Il bilancio finale è di tre morti e decine di feriti. Le testimonianze raccolte parlano di schegge che come proiettili hanno travolto le persone e squarciato le tende. Ma ora, ciò che provoca ulteriore desolazione è il fatto che Boko Haram sia riuscito a mettere a segno un' ulteriore vittoria. Non tanto dal punto di vista militare, dal momento che vittime sono state dei civili, ma se si analizza l'etimo di “terrorismo” si capisce come la volontà alla base della formazione irregolare sia quella di creare “terrore” come strumento di costruzione del proprio successo.

E la paura, quella assoluta, quella che fa sentire tutti vulnerabili e possibili bersagli è quindi sempre più diffusa, a maggiore quando ad essere colpiti sono

profughi e gente in fuga. Vittime a priori, che hanno dovuto abbandonare tutto e che ora vengono perseguitate perchè la fuga non è un diritto e il desiderio di vita è una colpa se a emettere la sentenza sono profeti di morte.

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