La Brexit slitta ancora. Ieri, per il Regno Unito è stato un nuovo, ennesimo, giorno di passione. I leader del Consiglio europeo si sono riuniti a Bruxelles in sessione straordinaria per decidere sulla possibilità di concedere a Londra una proroga, più o meno lunga, per uscire dall'Unione europea. Altrimenti, l'ipotesi (incubo) "no deal" sarebbe diventata realtà il 12 aprile e con rischi enormi la stabilità economica e finanziaria di tutta l'Europa. E alla fine, hanno dato l'ok a una proroga dell'articolo 50 fino al 31 ottobre.
Arrivando al vertice Ue, il primo ministro britannico, Theresa May, aveva dichiarato di lavorare affinché Londra possa lasciare l'Unione europea "il più presto possibile". "Ho chiesto un'estensione al 30 giugno ma ciò che è importante è che qualsiasi estensione ci permetta di lasciare l'Ue nel momento in cui avremo ratificato l'accordo di ritiro, così potremmo lasciare l'Ue il 22 maggio e cominciare a costruire un futuro più luminoso", ha dichiarato la premier.
L'accordo
I leader Ue ahnno parlato di un'estensione "flessibile" che "dovrebbe durare solo lo stretto necessario e, in ogni caso, non oltre il 31 ottobre 2019".Come ha spiegato Emmanuel Macron, la data del 31 ottobre è stata scelta perché "dobbiamo essere sicuri che quando la prossima Commissione Europea si insedierà, avremo trattato la questione. La nuova Commissione si insedierà il primo novembre 2019". Se poi l'accordo di ritiro sarà finalmente ratificato da entrambe le parti, allora avrà luogo dal primo novembre. Donald Tusk ha dichiarato che ora tutto è "esclusivamente nelle mani" di Londra, poiché la proroga terminerà non appena Londra avrà dato l'ok definitivo al piano. E questa è un clausola fondamentale anche per la May, dal momento che la sua speranza è di riuscire a far approvare l'accordo entro maggio evitando di tenere le elezioni europee.
Francia isolata
L'idea è piaciuta alla maggioranza dei Paesi europei, anche se non sono mancate critiche. Angela Merkel e Giuseppe Conte sono sembrati i leader più aperti alla possibilità di concedere un'ulteriore dilazione dei tempi alla collega britannica, con la Germania che ha chiesto solo "sincera cooperazione" mentre il presidente del Consiglio italiano ha detto di essere "favorevole a una proroga, che ovviamente non può essere di un mese o due. Una proroga più lunga, ma ne discuteremo con tutti gli altri". Dall'altro lato della barricata, invece, Emmanuel Macron è apparso come il leader più intransigente sulle condizioni, anche se le fonti parlano di una Parigi isolata. Macron ha detto che la sua strategia per l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea si basa sul fatto che il progetto europeo debba mantenersi vitale e non bloccato dalla Gran Bretagna, che ha scelto di uscire e che sta bloccando, a detta del presidente francese, il progetto europeo.
Il monito di Tajani
Il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, prima dell'accordo, avevav dichiarato che "le elezioni europee non sono un gioco, né possono apparire tali a causa della disinvoltura con cui il Regno Unito vorrebbe trattarle". Il presidente dell'Eurocamera ha detto che la Brexit è qualcosa che va "al di là della data delle elezioni europee" e che quindi "comporterà l'obbligo giuridico per il Regno Unito di parteciparvi".
Proprio per questo motivo, Tajani ha detto: "Se estensione ci dev'essere, che sia una estensione utile alla soluzione del problema e rispettosa del funzionamento democratico dell'Unione e del diritto dei cittadini ad eleggere validamente i suoi rappresentanti in seno al Parlamento europeo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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