Caso Uss Cole, Corte suprema Usa: "Sudan non deve risarcire i sopravvissuti all'attentato"

Il verdetto favorevole al Sudan emesso dalla Corte ha subito provocato l’indignazione dei militari sopravvissuti all’attentato di Aden e dei familiari delle vittime

Caso Uss Cole, Corte suprema Usa: "Sudan non deve risarcire i sopravvissuti all'attentato"

Negli Stati Uniti sono in questi giorni esplose feroci polemiche in seguito alla sentenza emessa dalla Corte suprema federale in merito alla vicenda dell’Uss Cole, l’incrociatore statunitense che nel 2000, mentre era ormeggiato nel porto yemenita di Aden, fu oggetto di un attentato.

Tale assalto, compiuto da un barchino esplosivo, costò la vita a 17 marinai americani e fu subito attribuito dal governo di Washington ad Al Qaida. La pianificazione dell’atto di sangue però, sempre a detta delle autorità Usa, sarebbe stata condotta dall’organizzazione jihadista in collaborazione con l’esecutivo sudanese.

Di conseguenza, i militari statunitensi sopravvissuti all’attentato e i familiari delle vittime hanno avviato nel 2002 una lunga battaglia legale presso i tribunali federali al fine di ottenere la condanna delle istituzioni di Khartoum, additate da Washington come promotrici dell’assalto all’incrociatore, al pagamento di un risarcimento. La controversia si è però conclusa in questi giorni in maniera amara per i promotori della causa.

La Corte suprema, con un solo voto contrario, ha infatti negato ogni risarcimento da parte del governo sudanese a vantaggio dei cittadini americani segnati dall’attentato di Aden. In base al verdetto emesso dal collegio, la pianificazione di un assalto, pur essendo una condotta biasimevole alla luce di principi morali e giuridici, rientra comunque nella categoria dei cosiddetti atti iure imperii. Concepire un assalto di carattere militare, affermano i supremi giudici, è espressione della potestà governativa, non un’attività di carattere privato. Essendo quindi un atto di carattere pubblicistico, la condotta imputata dai sopravvissuti della Uss Cole alle autorità sudanesi gode di immunità dalla giurisdizione.

Il collegio ha di conseguenza dichiarato improcedibile la causa intentata dai militari Usa, sulla base del principio di diritto internazionale “par in parem non habet imperium”, che nega a uno Stato di esercitare il proprio potere giurisdizionale per sindacare gli atti pubblicistici compiuti dalle autorità di un’altra nazione. La Corte si è così limitata a ribadire l’inviolabilità di tale assunto, senza indagare minimamente la fondatezza della tesi relativa al coinvolgimento del Sudan nella pianificazione dei fatti di Aden.

Christopher Curran, avvocato delle istituzioni di Khartoum, ha subito espresso soddisfazione per il verdetto, mentre i promotori della causa hanno rivolto

parole di fuoco all’indirizzo dell’organo giudiziario, accusandolo di “fare filosofia” sulla pelle delle vittime del terrorismo jihadista. Nessun commento sulla vicenda è stato invece rilasciato finora dalla Casa Bianca.

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