La Corte suprema Usa ha in questi giorni riconosciuto la “conformità costituzionale” del divieto per i trans di servire nelle forze armate nazionali, varato dal presidente Trump nel 2017.
Il provvedimento in questione nega la possibilità di fare parte dell’esercito agli “individui transgender che abbiano manifestato l’intenzione di sottoporsi all’intervento per la transizione sessuale o che abbiano già iniziato quest’ultima”. Tale diposizione è stata giudicata dalla Corte come “rispettosa dei diritti enunciati nella Costituzione”.
Il “via libera” alla riforma promossa dal tycoon è stato concesso dall’organo giudiziario mediante il voto favorevole di 5 magistrati su 9. A difesa del provvedimento voluto dall’inquilino della Casa Bianca si sono infatti schierati i giudici conservatori della Corte, i quali sono attualmente in maggioranza all’interno di quest’ultima. I 4 componenti “progressisti” hanno invece votato per cassare l’interdizione anti-trans. L’organo giudiziario ha quindi dichiarato il bando introdotto nel 2017 come “pienamente applicabile” e ha, di conseguenza, annullato i decreti, adottati finora dalle Corti federali inferiori, che ne avevano sospeso l’esecuzione.
“Soddisfazione” per il verdetto della Corte suprema è stata subito espressa, tramite una nota, dall’ufficio stampa della Casa Bianca. Lo staff di Trump ha comunque precisato che l’interdizione in questione “inciderà esclusivamente sugli arruolamenti futuri” e “non determinerà alcuna estromissione dei transgender già ammessi nelle forze armate”. In base ai dati del dipartimento della Difesa, tra le file dell’esercito vi sarebbero al giorno d’oggi “8,980” soldati transessuali.
Contro la decisione pro-Trump della Corte si sono invece
immediatamente espressi i democratici. Essi, per bocca della speaker della Camera Nancy Pelosi, hanno infatti bollato il verdetto come “espressione di una visione oscurantista e bigotta della realtà”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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