Torna a scorrere sangue per mano dei tagliagole dell'Isis. A pochi giorni dal brutale attentato all'aeroporti Ataturk di Istanbul, il Califfato colpisce in Bangladesh. Ieri sera, poco dopo le 21, un commando di jihadisti ha assaltato locale. Tra gli ostaggi presi c'erano una ventina di persone, tra cui undici italiani. Per liberarli si è reso necessario un blitz che è iniziato alle 7:40 del mattino ora locale (le 3.40 in Italia) e che si è poi protratto per almeno quattro ore. Un conflitto a fuoco con esplosioni di circa mezz'ora in cui le teste di cuoio sono riuscite a riprendersi possesso del bar. Quello che hanno trovato nel locale era un vero e proprio mattatoio. A terra i cadaveri degli ostaggi ammazzati, soprattutto italiani e giapponesi.
Adesso si contano i morti. Ce ne sarebbero almeno 26 morti. I feriti, invece, sarebbero quaranta feriti. Ma all'appello, secondo fonti della polizia locale, ci sarebbero almeno 14 persone, un numero che continua a oscillare. "Nel ristorante non c'era tantissima gente, ma c'erano vari clienti italiani - racconta Diego Rossini, chef argentino di origini italiane sopravvissuto alla strage - i terroristi cercavano unicamente i cittadini stranieri". Quando il commando ha fatto irruzione, i terroristi hanno subito chiesto ai bengalesi musulmani di recitare il Corano. "A quelli che lo hanno fatto, hanno dato da mangiare - Hasnat Karim, che si trovava nel ristorante con la moglie e i due figli - hanno trattato bene Parvin (la moglie di Karim, ndr) perché indossava il velo". Tutti gli altri venivano torturati e sgozzati. Un modus operandi tipico dei terroristi islamici che già in passato hanno preso di mira gli stranieri e li hanno ammazzati sistematicamente usando armi affilate, probabilmente i machete.
L'attacco dell'Isis a Dacca
Un commando composto da otto o nove jihadisti, che hanno giurato federltà al califfo Abu Bakr al Baghdadi, ha fatto irruzione all'Holey Artisan Bakery nel quartiere diplomatico Gulshan di Dacca, poco distante dall'ambasciata italiana e da dove fu ucciso Cesare Tavella. Sono entrati sparando al grido "Allahu akbar" (guarda la gallery). L'area intorno al locale, molto popolare fra stranieri e diplomatici, è stata immediatamente recintata dalla polizia locale e dalle forze di sicurezza. Quando in Italia è arrivato l'allarme dell'ennesimo raid, i tagliagole dell'Isis avevano già preso in ostaggio decine di persone. E tra queste erano presenti anche undici imprenditori italiani, numero confermato dall'ambasciatore italiano a Dacca, Mario Palma. Giovanni Boschetti, che era a cena con il gruppo di imprenditori finiti nelle mani dei terroristi islamici, si trovava in giardino al momento dell'attacco ed è rimasto nascosto nel giardino fino a quando è stato tratto in salvo. Un altro italiano, un dipendente del locale, è invece riuscito a fuggire dal tetto subito dopo l'inizio dell'attacco. Gli altri non ce l'hanno fatta e sono stati ammazzati insieme a sette giapponesi (duq donne e cinque uomini).
Il blitz per liberare gli ostaggi
"L'operazione ha inizio. adesso il nostro commando lancerà un assalto al ristorante". Ad annunciare l'operazione per liberare gli ostaggio è stato Mizanur Rahman Bhuiyan che, alle prime ore del giorno, ha guidato la forza di intervento rapido che ha dovuto contrastare il fuoco dei miliziani islamici. Sulla scena sono stati chiamati mezzi pesanti blindati che hanno dato il via a un'azione che è subito sfociata in un conflitto a fuoco tra militari e terroristi. Durante la sparatoria una "forte esplosione" ha squassato l'aria, poi colpi sordi sono arrivati dall'interno del ristorante. Un'operazione militare degna dei più cruenti teatri di guerra. Nell'operazione sono stati ammazzati sei terroristi. Altri due sono stati catturati mentre uno sarebbe riuscito a fuggirte.
La rivendicazione dell'Isis
L'attacco al ristorante di Dacca porta la firma dell'estremismo islamico. L'Isis ha rivendicato l'attentato con un comunicato all'agenzia di stampa Amaq e riportata dal sito Site. Anche Ansar al-Sharia Bangladesh, organizzazione locale affiliata ad al Qaeda, aveva rivendicato l'attentato. Al di là della paternità dell'assalto, l'estremismo islamico torna a colpire. Paese a maggioranza musulmana fondamentalmente pacifico, da tre anni il Bangladesh ha visto una crescente ondata di attacchi di matrice estremista, attacchi diventati ancora più frequenti nell'ultimo anno. Gli attentati, spesso a colpi di machete, hanno preso di mira fedeli di minoranze religiose (cristiani, hindu e buddisti), seguaci di espressioni dell'islam non corrispondenti al ramo ortodosso sunnita, attivisti omosessuali, stranieri.
Alcune di queste azioni sono state rivendicate dall'Isis e altre dal ramo di al Qaeda nel subcontinente indiano, anche se le autorità le attribuiscono a fazioni locali. Sull'onda di questo crescendo fondamentalista, la polizia ha lanciato a giugno una massiccia operazione anti-jihadista che ha portato all'arresto di oltre 5mila persone, tra cui circa 200 presunti estremisti- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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