Sette membri delle Brigate Rosse sono stati arrestati in Francia, il paese che gli aveva concesso asilo politico, grazie alla “dottrina Mitterrand”. L’ex presidente francese stabilì che tutti coloro che non si erano macchiati di delitti di sangue non dovessero essere estradati. La Francia diventò così refugium peccatorum di decine di terroristi nostrani. Ma il vento è cambiato e grazie ad una complessa operazione antiterrorismo, l’Eliseo ha annunciato la cattura il 28 aprile di Giovanni Alimonti, Enzo Calvitti, Marina Petrella, Roberta Cappelli, Giorgio Pietrostefani, Sergio Tornaghi e Narciso Manenti. I sette brigatisti sono accusati di aver preso parte ad atti di terrorismo negli anni 70 e 80, i cosiddetti Anni di Piombo.
L’arresto dei fuggiaschi, che in Francia avevano trovato un porto franco in cui rifarsi una vita, è una grande vittoria per l’Italia e ancora prima, per i parenti delle loro vittime. Si, perché i signori sopracitati non sono esenti dall’aver commesso reati di sangue, ma hanno tutti partecipato direttamente ad omicidi, tentati omicidi e rapimenti, per i quali ora dovranno rispondere alla giustizia italiana, sebbene con un notevole ritardo. Assassini a sangue freddo, come Roberta Cappelli, responsabile dell’omicidio del generale dei carabinieri Enrico Calvaligi, dell'agente di polizia Michele Granato e del vice questore Sebastiano Vinci. O come Narciso Manenti, che uccise l’appuntato Giuseppe Gurrieri. Tutti i sette terroristi si sono macchiati di crimini di sangue in cui mogli, padri o fratelli hanno perso uno dei propri cari.
Ma sul quotidiano francese Le Monde del 29 aprile, la vicenda appare come una notizia di serie B. Il giornale relega la cattura dei brigatisti italiani in un trafiletto in quarta pagina, come se non valesse uno spreco d’inchiostro, come a voler sminuire la gravità delle azioni commesse dai militanti di estrema sinistra. Il quotidiano francese, che da sempre strizza l’occhio a sinistra, si è limitato a inserire la notizia in uno specchietto che verrà letto da pochi attenti lettori. Il titolo scelto dai cronisti recita così: “Arresto in Francia di ex membri delle Brigate Rosse” e prosegue con un sintetico riassunto della cattura dei terroristi, senza spendere una parola per i crimini da loro commessi. La notizia non spicca nel mare di titoloni su Boris Johnson e la Turchia. La parola “Italie” sembra lillipuziana in confronto ai caratteri ben visibili delle altre notizie internazionali.
La fastidiosa sensazione che si prova leggendo lo striminzito articolo è quella della cattura di ormai “ex brigatisti”, messi in galera per dei crimini appartenenti ad un’epoca passata, come se bastasse il prefisso “ex” a rendere i loro reati
meno gravi. “Compagni che sbagliano”, la cui cattura non merita un posto d’onore tra le notizie, ma solo una menzione nascosta tra le pagine, quasi a sperare che venga ignorata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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