La Germania brucia ancora, e non solo metaforicamente.
Dopo mesi di proteste e attacchi contro immigrati e centri d'accoglienza, nel mirino è finita anche la città-modello di Schwäbisch Gmünd, un Comune di sessantamila persone del Baden-Württemberg considerato un punto di riferimento in materia di gestione dell'emergenza migranti.
Lontana dalle regioni dell'Est dove più forte cresce la rabbia contro gli immigrati, Schwäbisch Gmünd era considerata una sorta di piccolo paradiso dell'integrazione. Almeno fino a quando, stando al quotidiano britannico The Independent, il nuovo centro per rifugiati costruito alla periferia della città non è stato dato alle fiamme alla vigilia del Natale. I sospetti, per il momento, cadono su alcuni militanti di estrema destra. Più di ottocento persone, però, sono scese in piazza per condannare l'attacco.
Il centro, che per fortuna era vuoto, era stato allestito per ospitare fino a centoventi persone e rappresenta solo l'ultima di una lunga serie di strutture finite nel mirino di chi vorrebbe porre fine alle contestatissime politiche delle "porte aperte" verso i migranti varata a inizio settembre da Angela Merkel. Nel corso dell'anno appena conclusosi sono stati ben 220 gli attacchi con i profughi come obiettivo: più di uno ogni due giorni.
Nel 2015 sono arrivate diverse centinaia di migliaia di migranti, attratti dalla Germania come dall'Eldorado. Parlando ai microfoni del Giornale.it, il capo dei sindacati federali della polizia tedesca, Reiner Wendt ha recentemente dichiarato che nel Paese ci sono trecentomila persone completamente sconosciute alle forze dell'ordine.
Una situazione che certo non contribuisce a dissipare le tensioni sociali e politiche che da mesi lacerano il Paese.
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