"L'85% dei test pre-natali sbagliati": quanti aborti eseguiti per errore?

Una inchiesta pubblicata dal New York Times mette in discussione la correttezza dei test pre-natali. Quanti feti abortiti per sbaglio?

"L'85% dei test pre-natali sbagliati": quanti aborti eseguiti per errore?

L'inchiesta è di quelle destinate a far discutere per settimane: il New York Times ha pubblicato un lungo articolo attraverso cui viene segnalato come una serie di test di gravidanza abbia certificato condizioni non presenti nei feti. Feti che poi, in certi casi, sarebbero stati abortiti per via di analisi mediche che si sarebbero rivelate fallaci. Ma andiamo con ordine.

L'oggetto dell'attività inchiestistica del giornale americano sono appunto i test pre-natali. A scandalizzare è soprattutto la cifra: per il quotidiano, l'85% delle risultanze dei test non fornirebbe informazioni corrette. Sarebbe la prova dei fatti, ossia la nascita di alcuni dei bambini, a smentire quanto comunicato dalle analisi svolte prima della venuta al mondo di tanti. Ma c'è soprattutto un aspetto ad inquietare: quello che consegue in termini di scelte adoperate dalle famiglie in seguito alla contezza di questa o di quella condizione genetica per il nascituro.

Attenzione a questo che è tutto fuorché un dettaglio: i test pre-natali dell'indagine non vengono svolti soltanto negli Usa. Si tratta, infatti, di analisi che vengono inviate anche al di fuori del contesto americano, Europa compresa. Il che contribuisce a far sì che le dimensioni di questo scandalo siano globali.

Una delle vicende ripercorse nell'approfondimento è stata descritta pure per mezzo di un racconto - lo stesso che viene citato pure da Il Foglio - che non può che lasciare di stucco: "Dopo un anno di trattamenti per la fertilità - si legge, in una delle storie che vengono presentate al grande pubblico - , Yael Geller era elettrizzata quando ha scoperto di essere incinta. Dopo un'ecografia, era sicura di poter dire a suo figlio di tre anni che suo fratello o sorella era nella sua pancia. Ma poche settimane dopo, l'ufficio del medico la chiama".

E a questo punto la vicenda sembra divenire paradigmatica di un fenomeno che, dati alla mano, sarebbe particolarmente esteso: "Un esame del sangue ha indicato che al feto mancava un cromosoma e che avrebbe portato a gravi disturbi e malattie mentali. Il giorno dopo, i medici hanno usato un ago per recuperare un piccolo pezzo della placenta. Il test del sangue era sbagliato". E ancora: "Ora ha un bambino di sei mesi, Emmanuel, che non mostra segni della condizione per cui era risultato positivo". Quanti piccoli hanno subito sorti diverse a causa di test pre-natali che hanno segnalato patologie genetiche in realtà inesistenti? Questo è il quesito principale che non può che accompagnare il lettore dell'inchiesta del Nyt.

La questione, negli Stati Uniti, è particolarmente sensibile, pure per il dibattito nato attorno alle singole legislazioni degli Stati repubblicani che stanno cercando di stringere le maglie rispetto alle pratiche abortive, soprattutto in seguito alla vittoria della Casa Bianca di Joe Biden. Ma sullo sfondo dell'inchiesta del New York Times dimora anche l'eugenetica e la facilità con cui, nei tempi moderni, si tenderebbe a scegliere chi deve venire al mondo e chi no, su base prettamente salutistica.

La "soppressione degli imperfetti", come viene chiamata, è una delle tematiche che la Chiesa cattolica e papa Francesco hanno sollevato nel corso di questo pontificato con una

certa continuità. La disamina del Nyt sembrerebbe fornire un assist a chi ritiene che il mondo contemporaneo abbia ormai fatto delle pratiche tendenti alla selezione pre-natale una costante della propria cultura.

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