Tre anni di guerra, fino all'annuncio della vittoria sull'Isis. Ma in Iraq lo Stato islamico esiste ancora, occupa un terzo del territorio del Paese e vanta decine di migliaia di affiliati. Non tutti autoctoni. In una nota, la magistratura di Baghdad ha fatto sapere di avere condannato nel 2018 per appartenenza al gruppo dello Stato Islamico 616 stranieri, tra cui 466 donne e 108 minori. Tre francesi, due donne e un uomo, sono stati condannati all'ergastolo, mentre una tedesca, un belga e un russo alla pena di morte.
Molte donne sono andate in Iraq con i figli per raggiungere i mariti che combattevano nelle fila dell'Isis, mentre alcune persone sono in attesa di essere rimpatriate nei loro Paesi d'appartenenza. Domenica, 30 bambini russi le cui madri sono in carcere in Iraq per legami con i terroristi sono stati rimpatriati a Mosca, nell'ambito di un programma di rientro promosso dal leader della Cecenia, Ramzan Kadyrov.
Dal 2014, circa 20mila persone sono state arrestate nel Paese per presunti legami al gruppo estremista. Le leggi antiterrorismo irachene prevedono anche la pena di morte, sia per i combattenti sia per i non combattenti, nel caso di appartenenza a gruppi jihadisti.
Ad aprile, fonti giudiziarie avevano dichiarato che oltre 300 sospettati di legami con l'Isis erano stati condannati alla pena capitale e più di 300 all'ergastolo, che in Iraq equivale a 20 anni di detenzione. Molte delle donne condannate provengono dalla Turchia.
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