"Da lì non esca una mosca". La minaccia definitiva dei russi

I militari russi presenti a Mariupol devono bloccare l’acciaieria senza sferrare offensive. Il loro compito? Aspettare che la resistenza ucraina si arrenda da sola

"Da lì non esca una mosca". La minaccia definitiva dei russi

"Blocca questa zona industriale in modo che non ne esca una mosca". L’ordine di Vladimir Putin è secco e non ammette repliche. Sergej Shoigu, ministro della Difesa scomparso dai radar e riapparso per un faccia a faccia con il capo del Cremlino, si limita ad annuire. Il riferimento è ovviamente all’acciaieria Azovstal di Mariupol, città che i russi avrebbero liberato dai nazionalisti ucraini.

La presa di Mariupol

Sappiamo che le ultime sacche della resistenza ucraina, identificate da Mosca nei "nazisti" del battaglione Azov, si rifugiano nello stabilimento siderurgico di Mariupol. Nonostante almeno un paio di ultimatum lanciati dai russi, le forze di Kiev continuano a resistere asserragliati nelle profondità dell’edificio. Per sradicare definitivamente la radice ucraina, la Russia dovrebbe sferrare un assalto piuttosto complesso, che potrebbe comportare numerose perdite.

Ecco perché Putin ha pensato bene di limitarsi a sottolineare la notizia della presa di Mariupol, tralasciando l’impianto di Azovstal. In un faccia a faccia con Shoigu, il presidente russo ha ascoltato dal ministro l’ultimo aggiornamento su Mariupol. Il più desiderato e atteso, visto che si è trattato dell’annuncio dell’avvenuta presa della città. "La città è stata liberata dalle forze armate della Federazione Russa e dalla milizia popolare della Repubblica popolare di Donetsk. I resti della formazione dei nazionalisti si sono rifugiati nella zona industriale dello stabilimento Azovstal", ha fatto sapere Shoigu.

L’ordine di Putin

L’incontro tra i due, evidentemente preparato con cura e nei minimi dettagli, ha ruotato attorno alla liberazione di Mariupol, come detto considerata capitale del battaglione Azov. "Mariupol è sotto il controllo dell'esercito russo, mentre il territorio dello stabilimento Azovstal con i resti di nazionalisti e mercenari stranieri è bloccato in modo sicuro", ha fatto sapere Shoigu, aggiungendo che serviranno tre o quattro giorni per terminare il lavoro.

A quel punto ecco l’entrata a gamba tesa di Putin. "Considero inappropriata la proposta di assalto alla zona industriale. Ti ordino di cancellare questo progetto", è l’ordine del capo del Cremlino, seguito da una affermazione del ministro. I russi, ha fatto presente il presidente russo, devono pensare in questo caso più che mai a preservare la salute di soldati e ufficiali. Per questo "non c'è bisogno di arrampicarsi in queste catacombe e strisciare sottoterra attraverso queste strutture industriali".

Acciaieria bloccata

Le istruzioni finali sono chiare: i militari russi presenti a Mariupol devono bloccare l’acciaieria senza sferrare offensive. Il loro compito? Aspettare che la resistenza ucraina si arrenda da sola dopo ore e giorni di stenti. Nel frattempo Putin ha mostrato soddisfazione per la conquista della città: "Il completamento del lavoro di combattimento per liberare Mariupol è un successo. Congratulazioni. Manda i tuoi ringraziamenti alle truppe".

Nelle ultime ore il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha diffuso un video dal proprio canale Telegram nel quale ha fatto sapere che l’edificio amministrativo dell'acciaieria Azovstal a Mariupol e nel territorio adiacente è sotto il controllo delle forze russe. "Mariupol è nostra!... La città è stata presa definitivamente e completamente.

L'edificio amministrativo strategicamente importante dello stabilimento Azovstal è sotto controllo e tutto il territorio adiacente è stato sgomberato", ha detto Kadyrov, aggiungendo che quel poco che resta dei nazionalisti ucraini "è stato bloccato sotto uno spesso strato di cemento e acciaio all'interno dell'impianto".

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