Caso Santanchè, la Camera respinge la mozione di sfiducia: "Dimissioni? In caso valuterò da sola"

Le parole della ministra del Turismo a Palazzo Montecitorio: "Contro di me ergastolo mediatico: mi contestano fatti antecedenti al mio ruolo. Sono innocente fino a prova contraria"

Caso Santanchè, la Camera respinge la mozione di sfiducia: "Dimissioni? In caso valuterò da sola"
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Per la terza volta nel giro di poco più di un anno e mezzo è stata bocciata la mozione di sfiducia nei confronti della ministra del Turismo, Daniela Santanchè, presentata dalle forze parlamentari di opposizione: l'Aula della Camera dei Deputati ha respinto la proposta del centrosinistra con 206 no e 134 sì (e un solo astenuto), confermando così la fiducia all'esponente del governo Meloni dopo averlo già fatto in Senato il 26 luglio 2023 e a Palazzo Montecitorio il 4 aprile 2024. Per l’ottantesima volta nella storia italiana su 81, quindi, una mozione di sfiducia individuale non raggiunge il proprio.

Nel suo discorso parlamentare, sottolineando di non sentirsi sola e ringraziando i colleghi che le sono al suo fianco, la senatrice di Fratelli d'Italia conferma la propria innocenza per "fatti, tutti da verificare, che sono antecedenti al mio giuramento da ministro" e aggiunge: "Chi mi accusato di aver le mani sporchi di sangue dimostra di avere una grettezza enorme. In quest'Aula c'è chi è stato condannato, ingiustamente, per incidenti mortali a Torino", dice riferendosi chiaramente alla grillina Chiara Appendino. Santanchè ribadisce inoltre di non sentirsi isolata "neanche in Italia, perché nella battaglia del garantismo c'è la maggioranza degli italiani".

Imputata per falso in bilancio per il caso Visibilia, nella propria linea garantista la rappresentante dell'esecutivo di centrodestra intende difendersi nel processo e lo farà "con dignità in ogni sede giudiziaria nel rispetto dei ruoli. Ci vuole una grande forza per non impazzire, per continuare questa battaglia". Rivolgendosi soprattutto ai partiti di centrosinistra, la ministra dichiara che questa forza le viene data "dalla mia famiglia, i miei fratelli, mio figlio, il mio compagno. È proprio la sofferenza che stiamo vivendo giorno dopo giorno che si tramuta in una forza dirompente che potrebbe farci scalare qualsiasi montagna". L'attenzione viene così puntata sulla "gogna mediatica" e sulle "paginate sui giornali che devastano ancora prima del processo la vita delle persone con cicatrici che non si rimarginano". In sintesi: "L'ergastolo mediatico rimarrà per tutta la vita, viviamo al tempo dei social, è un fine pena mai".

La ministra Santanchè snocciola poi una serie di nomi di esponenti politici che hanno lasciato il proprio incarico a seguita di un'indagine penale. "Ma la storia recente non ci ha insegnato nulla? Ministri, presidenti di Regione, sindaci, consiglieri regionali e deputati che si sono dimessi per questa tanto conclamata opportunità che contraddice il garantismo istituzionale" e poi sono stati "assolti per non aver commesso il fatto". In questa "raccapricciante lista" rientra anche l'ex senatore del Partito Democratico, Stefano Esposito, "perseguitato per sette anni: non vorrei far parte di questo lungo elenco, non intendo scappare e intendo difendermi nel processo", riafferma a Montecitorio. Ai deputati di sinistra scaglia un'altra contro-accusa politica: "Io sono l’emblema, lo rappresento plasticamente, di tutto ciò che detestate: sono quella che porta i tacchi da 12 centimetri, quella del Twiga e Billionaire. Voi non volete combattere la povertà, volete combattere la ricchezza".

La conclusione del discorso di Daniela Santanchè in Aula verte sostanzialmente su due ultimi punti. Il primo riguarda le sue scuse nei confronti delle persone alle quali, in passato, la stessa ministra aveva chiesto le dimissioni per motivi penali: "All'epoca non avevo ancora vissuto sulla mia pelle questa sofferenza e non potevo comprenderlo. Le mie non sono scuse opportunistiche, bensì una presa di coscienza". Infine, un annuncio personale "A breve ci sarà un'altra udienza preliminare e finora abbiamo solo sentito l'accusa.

In quell'occasione farò una riflessione, per poter anche valutare le mie dimissioni solo con me stessa, guidata solo dal rispetto per il presidente del Consiglio, per la maggioranza ma soprattutto dall’amore che nutro per il mio partito, Fratelli d'Italia, per cui non vorrei mai essere un problema", ha concluso.

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