Siria, ucciso "l'emiro dei kamikaze"

Tunisino, ha aiutato diversi combattenti a raggiungere la Siria e fornito armi ed esplosivi ai jihadisti dell'Isis. Secondo il Pentagono è morto in uno strike

Tarik bin Tahar al-Awni al-Harzi
Tarik bin Tahar al-Awni al-Harzi

Gli occhi del Pentagono lo hanno trovato in Siria, non molto lontano dal confine iracheno. E hanno fatto fuoco. Sarebbe morto così, in un attacco dall'alto, Tarik bin Tahar al-Awni al-Harzi, conosciuto anche come "l'emiro degli attentatori suicidi" dell'Isis.

C'era una taglia di tre milioni di dollari sulla testa dell'uomo, destinata a chiunque avesse fornito informazione in grado di identificarlo. Ricca, ma neppure troppo, se si considera che per Abu Bakr al-Baghdadi o per l'ex leader di al-Qaeda nella Penisola Arabica a Washington erano disposti a scucirne dieci.

Secondo un comunicato del portavoce del Pentagono, Jeff Davis, la morte di al-Harzi potrebbe creare problemi all'Isis nello spostare armi e uomini tra Iraq e Siria. Oltre ad aiutare foreign fighter europei a raggiungere i territori occupati dai miliziani del sedicente Stato islamico, l'uomo avrebbe fornito armi ed esplosivi.

L'uomo, di origini tunisini, sarebbe fuggito nel luglio 2013 dalla prigione di

Abu Ghraib. Di pochi giorni fa la notizia che gli americani avrebbero ucciso anche il fratello di Tarik, Ali, sospettato di avere avuto un ruolo nell'attacco al consolato statunitense a Bengasi nel settembre 2012.

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