Nel Paese di Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace, la pace è ancora un miraggio. Lo dice bene quanto racconta oggi un giornalista della France Press che si trovava sul posto in Myanmar e che parla di centinaia di civili in fuga dai villaggi popolati dalla minoranza musulmana dei Rohingya, sotto il fuoco d'artiglieria dell'esercito.
Al confine di Ghundhum, dove da venerdì i civili erano intrappolati dai combattimenti in atto nello Stato di Rakhine, nella zona settentrionale del Myanmar, i soldati hanno usato mitra e mortai contro la popolazione, noncuranti delle parole di Renata Lok-Dessallien, coordinatore delle Nazioni Unite nel Paese, che aveva chiesto di tornare a dialogare, mettendo da parte la violenza.
Almeno 71 persone e tra queste 12 uomini delle forze di sicurezza sono morti nei giorni scorsi, dopo attacchi armati lanciati proprio dai militanti Rohingya con bombe a mano ed esplosivi
artigianali. Secondo l'ufficio della presidenza, che definisce la minoranza "terroristi bengalesi", ritenendoli immigrati clandestini del Paese confinante, circa 150 insorti hanno tentato di penetrare in una base militare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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