In Madagascar "l'aumento dell'islamismo è palpabile! È visibile! È un'invasione". È questo il grido dall’allarme che arriva dal neo cardinale 64enne Désiré Tsarahazana.
Tsarahazana ha esortato la Chiesa e i cattolici ad agire per evitare che le moschee crescano come funghi ed ha denunciato un abuso che riguarda diverse donne, forzate ad indossare abiti musulmani.
L’arcivescovo metropolita di Toamasina e Presidente della Conferenza Episcopale del Madagascar (che copre 22 diocesi), il 20 maggio scorso è stato nominato cardinale da Papa Francesco e sarà elevato alla dignità cardinalizia in Vaticano durante il concistoro del prossimo 28 giugno.
Attraverso una lunga intervista concessa all’Ayuda a la Iglesia Necesitada, la filiale spagnola della fondazione di diritto pontificio Aiuta la Chiesa che soffre, l’arcivescovo malgascio ha ricordato che con i soldi dei paesi del Golfo e del Pakistan, si "comprano le persone", nel senso che vari giovani della quarta più grande isola del mondo vanno a studiare in Arabia Saudita e quando tornano in Madagascar "agiscono come magneti" attirando, anche con il denaro, l'interesse di altre persone verso l’Islam.
Nel nord del paese, ha detto Tsarahazana (lui è nato nel nord-est dell'isola, ad Amboangibe, da dove proviene l'80% della vaniglia del mondo), "le donne ricevono denaro per indossare il velo integrale (burka) per strada, per dare visibilità all'espansione dell'Islam nel paese. Di notte le donne tornano ad indossare i loro vestiti normali".
Nonostante il 45% dei malgasci sia di religione cristiana (cattolici e protestanti in parti uguali), l’Islam radicale si sta diffondendo. Nella diocesi di Toamasina, che serve oltre mezzo milione di cattolici, si stanno costruendo moschee ovunque, anche se non ci sono abbastanza musulmani.
Il cardinale parla di un progetto legato alla costruzione di oltre 2.600 moschee in varie località del Madagascar e svela che "una o due volte alla settimana la compagnia aerea Turkish Airlines porta gruppi di musulmani che si stabiliscono nel paese. Anche in campagna. Non si sa cosa vadano a fare lì, ma si installano nei vari territori e non tornano più nel loro paese". Dunque masse musulmane provenienti dalla Turchia preoccupano non poco i cristiani locali.
Il cardinale si è dichiarato preoccupato di una deriva radicale dell’Islam importato. "Al momento non ci rendiamo ancora conto, ma non sappiamo cosa ci porterà il futuro. Con l'aumentare del numero dei fondamentalisti ci si può chiedere quando mostreranno veramente il loro volto, e questo ci preoccupa davvero".
La preoccupazione di Tsarahazana non è campata in aria. Nelle isole Comore, che si trovano tra il Madagascar e il Mozambico, gran parte della popolazione vive un Islam estremista e molte di queste persone, soprattutto attraverso la costa di Mahajanga, sbarcano in massa in Madagascar. In quelle zone, spiega il cardinale, i musulmani "sposano donne malgasce e i bambini nati da questi matrimoni sono educati all’Islam radicale".
Tsarahazana ha segnalato la situazione all’attuale governo. Nonostante molti dei leader politici siano cristiani (spesso in combutta con i pastori protestanti) ha notato solo il loro disinteresse per questa islamizzazione strisciante. Questa miopia sociologica dei governanti malgasci ha portato l’alto prelato a definirli "anime corrotte" e a sostenere che in Madagascar l'unica istituzione credibile rimasta è la Chiesa cattolica.
La stessa Chiesa che lo scorso anno ha subito diversi attacchi contro i conventi. "Questo fenomeno di insicurezza è ancora presente ed è doloroso, sia nelle città che nelle campagne. Le persone hanno paura di andare a lavorare a causa dell'insicurezza. E a causa dell'ingiustizia le persone pretendono di farsi giustizia da sole. Ciò che attualmente regna è la giustizia popolare".
Questo sarà il clima che troverà Papa Francesco.
Il prossimo anno, infatti, il Pontefice dovrebbe visitare il Madagascar, uno dei paesi più poveri del mondo, dove oltre il 90% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, con una disponibilità di soli due euro al giorno.
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