L'attentato di ieri nella chiesa cristiana metodista Bethel Memorial a Quetta, nella provincia del Beluchistan, in Pakistan, ha causato la morte di almeno nove persone e più di cinquanta sono rimaste ferite, alcune in modo grave. Lo Stato Islamico, attraverso la sua agenzia di propaganda Amaq, ha rivendicato l’attacco.
“All’improvviso ho sentito gli spari nel compound della chiesa. I fedeli sono stati presi dal panico e imploravano piangendo la misericordia di Dio. Pochi istanti dopo, un’esplosione alla porta e le finestre sono andate in frantumi”, racconta ad Asia News il pastore Simon Bashir, che durante l’attacco stava distribuendo la comunione. “Alcune persone sono state ferite dai detriti della bomba. Quelli che sono stati colpiti alla testa, si sono accasciati sui banchi della chiesa”.
L’obiettivo dei terroristi è chiaro: insanguinare le celebrazioni del Natale. Ne è convinto il domenicano James Channan, direttore del Dominican Peace Center a Lahore - impegnato a promuovere il dialogo interreligioso - che a Vatican Insider ha dichiarato che l’azione dei jihadisti “è un attacco che colpisce al cuore la comunità cristiana che si appresta a celebrare il Natale. È un attacco che vuole distruggere la convivenza e il lavoro di tanti che, a tutti i livelli si impegnano ogni giorno a costruire una nazione migliore”. Anche il generale Qamar Javed Bajwa, capo dell’esercito, ha parlato di “attacco ai fratelli cristiani nel tentativo di rovinare le celebrazioni natalizie”.
l Pakistan è un Paese a maggioranza musulmana sunnita, dove i cristiani sono meno di quattro milioni su una popolazione di quasi duecento milioni. L'attacco di ieri non è il primo, in passato erano già stati presi di mira luoghi religiosi.
Nel 2015 due chiese erano state colpite nell'area di Youhan Abad a Lahore, con un bilancio di quindici morti. Nel 2013, nel peggior episodio di violenza contro la minoranza cristiana, un commando aveva assaltato una chiesa a Peshawar uccidendo oltre cento persone.
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