Oligarchi russi che fanno affari in Ucraina. Non è una frase appartenente al passato, bensì è la realtà anche di questi primi due mesi di guerra. Mosca e Kiev si combattono sul campo, ma uomini d'affari russi continuano indisturbati a gestire le proprie attività anche nel centro della capitale ucraina. Come nel caso dell'Hotel Premier Palace, situato in uno dei quartieri più “nobili” di Kiev. Davanti la struttura nei giorni scorsi si è svolta, come sottolineato dall'Huff Post, una manifestazione dove diversi cittadini della capitale hanno urlato “vergogna” all'indirizzo delle guardie di sicurezza dell'albergo.
Il motivo è presto detto. L'hotel è ritenuto essere nelle mani di Alexander Babakov, uno degli oligarchi russi più vicini a Putin. Un paradosso non solo pensando a quanto sta accadendo in Ucraina, ma anche con riferimento alle scelte intraprese in Europa. È praticamente impossibile per oligarchi e uomini d'affari continuare a investire anche un solo centesimo nel Vecchio Continente, mentre nel Paese contro cui è in corso una guerra possono possedere le stesse proprietà che avevano già prima della guerra.
Per il governo ucraino, ha spiegato il Kyiv Post, il problema è dato dal fatto che Babakov, così come gli altri imprenditori russi che hanno in mano importanti interessi in Ucraina, usa una fitta rete di società e prestanome per controllare i propri affari. Riuscire ad esempio a risalire alla proprietà dello stesso Premier Palace è molto difficile.
Se domani il governo di Kiev dovesse requisire lo stabile e toglierlo dalle mani di Babakov, probabilmente quest'ultimo con un semplice ricorso al tribunale da parte dei suoi soci ne riprenderebbe il controllo. Perché ufficialmente la proprietà dell'albergo è di una società al cui vertice c'è un cittadino lettone, Villis Dambinis. Il suo nome, assieme a quello di un altro suo connazionale, Valts Vigants, gira spesso quando si tratta di società riconducibili a Babakov.
Il Kyiv Post, nel ricostruire la ragnatela economica dell'oligarca, ha fatto riferimento infatti allo scandalo Panama Papers del 2016, in cui è emerso tra le altre cose che ai due lettoni è intestata dal 2010 la società Aed International, con sede nel paradiso fiscale delle Isole Vergini Britanniche. Si tratta della stessa società in mano anni prima a Babakov. E lo stesso Babakov, così come sottolineato ancora dal quotidiano della capitale ucraina, avrebbe ammesso non molto tempo fa che la Aed era originariamente intestata a suo nome.
Dambinis e Vigants sarebbero poi indicati nei registri commerciali ucraini come proprietari beneficiari della VS Energy International Ukraine, colosso ben ramificato nel settore energetico ucraino e in cui il nome di Babakov è più volte emerso quale azionista. Dunque, i due cittadini lettoni altro non sarebbero, secondo questa visione, che semplici prestanome dell'oligarca russo.
Le mani sull'energia ucraina
Il nome di Babakov è tra quelli più pesanti. Non si tratta di un oligarca qualsiasi. L'uomo d'affari è anche membro della Duma russa ed è stato un senatore per tanti anni. È descritto come molto vicino a Putin, tanto da essere tra le personalità sanzionate già nel 2014, all'indomani dell'annessione russa della Crimea. Inoltre Babakov è descritto come l'uomo incaricato dal presidente russo di curare gli interessi delle organizzazioni russe all'estero.
Per questo ai manifestanti radunatisi davanti il Premier Palace non va giù il fatto che l'albergo continui a essere gestito dagli attuali proprietari. L'hotel, secondo diversi cittadini di Kiev, sarebbe un “covo” di politici e affaristi filorussi. Il Premier Palace è però solo la punta dell'iceberg dell'impero economico ucraino ricollegabile a Babakov. Nel Paese ci sarebbero altri 19 hotel gestiti dalla cerchia di prestanomi dell'oligarca. E poi c'è il ruolo molto importante della Vs Energy International Ukraine nel mercato dell'energia. La società controllerebbe gran parte delle reti elettriche delle regioni di Kiev, di Kherson, di Kropyvnytskyi e di Zakarpattya.
In poche parole, mentre infuria la guerra, l'Ucraina non ha il controllo di un settore strategico e rilevante per la propria sicurezza.
E, peggio ancora, il controllo potrebbe essere in mano a Babakov (pur se non ufficialmente) e ad altri oligarchi russi. Un paradosso in tempi di guerra, ma anche una contraddizione che mostra la fragilità dell'Ucraina già in tempo di pace.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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