Era solo questione di giorni prima che anche Palmira cadesse. I jihadisti del sedicente Stato islamico hanno attaccato fino a che le difese non hanno più retto, provocando almeno cento morti tra le forze filo-governative, e hanno preso il controllo della città siriana.
In migliaia sono fuggiti nei giorni scorsi, presagendo quello che sarebbe successo da lì a poco. I jihadisti hanno prima preso il controllo di alcuni quartieri, per poi occupare la base militare dell'aeronautica e raggiunto il famigerato carcere cittadino, ritenuto tra i peggiori al mondo per il trattamento dei prigionieri.
Profili social dei sostenitori dello Stato islamico scrivono di molti soldati e civili decapitati, ma è per ora impossibile verificare la notizia e fonti locali dell'Ansa sostengono che da ieri non ci siano state vittime. L'aviazione siriana sta bombardando la città per cercare di respingere i jihadisti.
In un comunicato postato sui social network, l'Isis ha rivendicato il controllo di tutta la città, a pochi giorni dalla caduta di Ramadi, capoluogo dell'Anbar, nel cuore dell'Iraq sunnita. La conquista di Palmira pone molti problemi, non ultimo quello della presenza di un'area archeologica di valore incommensurabile, ora esposta agli attacchi degli islamisti.
Molte statue sono state portate in salvo, proprio per evitare che finissero sul mercato nero o distrutte dal sedicente Stato islamico. Ma il lungo colonnato che è forse il profilo più noto di Palmira, quello è ancora in piedi, sotto il controllo dei jihadisti.
Se la situazione è preoccupante per la sorte dei resti, e ancora di più lo è per la popolazione (circa 65mila persone), non va
trascurato il valore strategico della città di Palmira. Controllarla significa avere la strada libera verso aree sotto il controllo del governo, da Homs alla capitale, Damasco. Nelle mani dei jihadisti c'è ormai mezza Siria.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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