Da Damasco – Pochi sanno che nel parlamento siriano esiste un’opposizione composta da tutta una serie di piccoli gruppi politici e che su 280 deputati, 30 sono donne. Tra queste emerge Maria Saadeh, 41enne e di religione cristiana, eletta come indipendente alle elezioni politiche subito dopo l’inizio della guerra. L’abbiamo incontrata e intervista in esclusiva per IlGiornale.it nella capitale siriana in occasione della conferenza internazionale per la pace “Step for Syria” organizzata da esponenti della società civile.
Come rispondete a chi dice che siete una parlamentare in un regime dittatoriale?
Sono in particolare i media occidentali che definiscono la Siria, senza averne il diritto, una dittatura. Noi siriani non lo pensiamo affatto, soprattutto ora che ricordiamo la qualità della vita del nostro Paese prima della guerra. La Siria è civilizzazione, è cultura, è religione, è storia, è una terra che dà lezioni di umanità al mondo intero. Quello a cui noi facciamo oggi fronte è contro l’umanità. Allora i governi occidentali non ci venissero a dire che viviamo in una dittatura, per loro è solo un pretesto, per distruggere il nostro patrimonio. Io come cittadina siriana, come donna, che ha visto con i suoi occhi le falsità recitate a gran voce da Stati Uniti ed Europa, posso dirvi che la loro strategia è stata quella di scegliere dei rappresentanti che a parole parlavano a nome dei siriani ma che in realtà lavoravano per gli interessi occidentali. Per questo motivo ho deciso di candidarmi come parlamentare, per avere una tribuna legale, e parlare veramente a nome del popolo siriano, e dire agli occidentali che si sono sbagliati e che non potranno cancellare il nostro patrimonio, la nostra storia e il nostro avvenire. E poi diciamocelo, la democrazia occidentale è una bugia.
Quando Lei era una cittadina e appena eletta in Parlamento cosa rinfacciava a Bashar al Assad?
C’erano molti disaccordi! Ma ora il problema non è più se ci sono o meno, qui in Siria è in corso una guerra internazionale contro lo Stato. È nostro dovere, del governo e dell’opposizione, difenderlo. È nostro dovere difendere la nostra sovranità politica, economica e militare. Il governo ha fatto molti errori ma chi non ne ha mai fatti? Il mio dovere da deputata è di farli notare e correggere e, allo stesso modo, di dire alla stampa e ai giornali siriani di mediatizzare i veri problemi della gente comune, così da non lasciare margine di pressione alle potenze straniere. Oggi viviamo una guerra che viene da fuori, dobbiamo rimanere uniti, maggioranza e esposizione.
Chi erano questi manifestanti che nel 2011 scendevano nelle strade per manifestare contro il governo?
Vi racconterò un aneddoto personale. Quando ero ancora architetto avevo degli operai che lavoravano per me. All’inizio della crisi non li vedevo mai nei cantieri perché partecipavano in massa alle manifestazioni. La verità è che questi non venivano a lavorare non perché condividevano le ragioni della protesta ma perché venivano pagati molto di più da chi orchestrava il tutto!
Molti di quei manifestanti che erano in buona fede e che si sono fatti manipolare hanno raggiunto Bashar Al Assad quando la situazione si è aggravata?
Certo perché non si trattava di una vera rivoluzione. Settimana dopo settimana sono cadute le maschere.
Nel 2013 avete incontrato il Papa in Vaticano, cosa vi siete detti?
Ho chiesto di incontrarlo mandandogli una lettera a nome di tutto il popolo siriano, musulmani compresi, e ho ricevuto una risposta tramite l’ambasciata che è qui nel mio Paese. Così l’ho incontrato in Vaticano. Papa Francesco nel suo ruolo deve aiutarci prendendo una decisione precisa in vista della pace. Lui che è una figura così amata nel mondo può far capire che la causa siriana è anche la causa di tutta l’umanità.
Forse è anche grazie a Lei che è stata organizzata una veglia per la pace in Siria?
Non lo so però sono l’unica siriana che ha fatto visita al Papa. Può darsi.
E i cristiani che posizione hanno sulla guerra e sul governo?
Faccio una premessa. Io non parlo a nome dei cristiani ma a nome di tutti i siriani indipendentemente dall’etnia o dalla religione di riferimento. La Siria è la culla culturale e religiosa del cristianesimo dunque è nel loro interesse la pace.
Come giudica l’intervento dei russi nel conflitto siriano?
Purtroppo sono i russi ad aiutarci. Dico “purtroppo” perché storicamente abbiamo avuto ottimi rapporti con l’Occidente a parte ora che conducono una battaglia contro di noi da 4 anni. È in corso una guerra internazionale di conseguenza è inevitabile che dobbiamo combatterla al fianco di altri Paesi che appoggiano la nostra causa. Sono fiera e onorata se la Russia come altre nazioni stanno dalla nostra parte.
Crede che la pace in Siria debba essere raggiunta con un governo di transizione oppure attraverso una vittoria militare del partito Baath a cui fa capo Bashar Al Assad?
Credo che se le dimissioni del presidente Bashar Al Assad vengano decise da lui senza pressioni internazionali potrebbe nascere un governo di transizione, tuttavia non sono d’accordo sul fatto che lui debba lasciare il suo incarico perché qualcuno dall’estero lo ha deciso al suo posto. Il futuro della Siria lo decidono soltanto i siriani.
Ma il
popolo siriano ha degli strumenti istituzionali per farsi sentire?Assolutamente si. Ci sono delle elezioni, c’è un’opposizione, ci sono tanti partiti politici, e soprattutto tutti hanno il diritto di candidarsi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.