Paura per due ragazze rapite in Siria

Vanessa Marzullo e Greta Ramelli sono le fondatrici del Progetto Horryaty. Sparite da 6 giorni ad Aleppo

Paura per due ragazze rapite in Siria

Per loro la tragedia e gli orrori siriani si chiamavano ancora rivoluzione. Erano arrivate ad Aleppo convinte di poter aiutare e di essere le benvenute. Invece, come già successo a tanti altri sostenitori della rivolta siriana, si sono ritrovate prigioniere e ostaggio di chi s'illudevano di sostenere. Stavolta è capitato a Vanessa Marzullo e Greta Ramelli due entusiaste volontarie, 21 e 21 anni, fondatrici e animatrici dell'associazione Horryaty, partite da Brembate (Bergamo) e Besozzo (Varese) per portar soccorsi agli abitanti delle zone di Aleppo sotto il controllo degli insorti. Ma la loro missione - iniziata il 28 luglio scorso, quando hanno attraversato la frontiera turco siriana nella zona di Atma - è durato lo spazio di pochi giorni. Giusto il tempo di raggiungere la periferia di Aleppo dove - la notte tra il 31 luglio e il 1 agosto - sono state sequestrate e portate via da un gruppo di uomini armati.

Anche le modalità del rapimento sono, come sempre in questi casi, confuse e poco dettagliate. Secondo alcune ricostruzioni il sequestro avviene verso le 4 del mattino. A quell'ora un gruppo di miliziani armati circonda la casa dove Vanessa e Greta pernottano assieme ad un loro accompagnatore, probabilmente siriano, e chiedono la consegna delle due italiane. Ma chi sono i sequestratori? Secondo alcune versioni sono semplici criminali attirati dalla possibilità di poter incassare un lauto riscatto. E questa, pur nella sfortuna, sarebbe l'ipotesi migliore. Grazie ai contatti delle due volontarie, al lavoro della nostra intelligence e alla collaborazione dei servizi segreti legati agli insorti, potrebbe essere relativamente semplice avviare una trattativa per il rilascio. Ma se, come già avvenuto in quella zona, le due sono cadute nelle mani di una fazione affiliata ai fanatici dell'Isis (Stato Islamico dell'Iraq e della Siria) allora tutto rischia di diventare assai più lungo, complesso e drammaticamente pericoloso. Ieri la Farnesina, pur mantenendo il più stretto riserbo, ha confermato la scomparsa di Greta e Vanessa. Sull'identità della terza persona rapita assieme alle due volontarie non trapelano informazioni, ma tutto fa pensare ad un collaboratore locale.

Il Progetto Horryaty messo in piedi da Greta e Vanessa e finanziato attraverso la raccolta di fondi in Italia aveva due obbiettivi. Il primo era l'apertura, insieme al personale medico della zona, di alcuni centri per avviare corsi di primo soccorso e distribuire kit medici nelle zone intorno ad Aleppo. Il secondo obbiettivo era consentire terapie corrette per i malati di patologie croniche garantendo loro la somministrazione di farmaci adeguati. Greta e Vanessa erano già state in Siria nel marzo di quest'anno quando avevano svolto un primo sopralluogo nelle zone controllate dai ribelli a sud e a ovest di Aleppo. «Durante questa missione - si legge sul profilo Facebook del progetto Horryaty siamo stati sempre accompagnati e scortati da personale locale, con un alto grado di sicurezza». Sul profilo Facebook di Vanessa Marzullo compaiono annotazioni da cui traspare un elevato coinvolgimento emotivo.

«Questa non era una guerra, questa era (ed è) una rivoluzione.

Questi non erano soldati né attivisti, erano studenti e lavoratori» - scrive Vanessa il 23 giugno ricordando la morte di un combattente conosciuto durante i suoi viaggi. Ma ora quella «Rivoluzione» sembra aver inghiottito pure lei.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica