Caso Pistorius, ribaltone in appello: fu omicidio volontario

La Corte sudafricana cancella il verdetto di primo grado

Caso Pistorius, ribaltone in appello: fu omicidio volontario

Cinque anni di reclusione per l'accusa di omicidio colposo. Così si era conclusa la prima fase del processo a Oscar Pistorius, l'atleta sudafricano condannato per avere ucciso la fidanzata, la modella Reeva Steenkamp, il giorno di San Valentino del 2013.

Dopo la condanna in primo grado, nel settembre 2014, aveva avuto il via una nuova fase processuale e oggi il tribunale di Bloemfntein, in Sudafrica, ha deciso di accogliere le richieste portate dall'accusa in appello, che voleva per Pistorius un incremento della pena.

La Corte suprema sudafricana ha ritenuto di agire diversamente rispetto al primo grado, con una condanna per omicidio volontario. Il capo d'imputazione per l'atleta paralimpico - ha sostenuto il giudice - avrebbe dovuto essere diverso fin dall'inizio.

Thokozile Masipa, giudice del primo grado, aveva accolto in primo grado la versione della difesa, secondo cui Pistorius avrebbe aperto il fuoco pensando che in bagno ci fosse un ladro e non la fidanzata. Una tesi che non ha retto a un nuovo esame.

La Corte d'Appello ha sostenuto che l'atleta non poteva non sapere che qualcuno sarebbe morto, se avesse aperto il fuoco verso il bagno. Ora Pistorius tornerà - in pochi giorni - di fronte al tribunale, che dovrà decidere la sentenza.

Rischia almeno quindici anni di carcere.

"Sono sollevato", ha commentato il padre di Reeva Steenkamp, la giovane uccisa in casa di Pistorius. La famiglia di lui si è limitato a dire di fidarsi dei propri legali, che studieranno le opzioni ancora aperte.

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