Negli Stati Uniti si è scatenato un vespaio di polemiche in seguito alla recente pubblicazione di un rapporto indipendente sulle “molestie” verificatesi nell’ultimo anno ai danni delle donne in servizio nelle forze armate nazionali.
Second un’indagine condotta dalla rivista scientifica Smithsonian in collaborazione con il quotidiano Stars and Stripes e con la George Mason University, nel 2018 “oltre il 66%” del personale militare femminile avrebbe subito vere e proprie “aggressioni sessuali” ad opera di soldati e ufficiali. La ricerca ha anche evidenziato che finora “pochissimi” episodi di violenza sarebbero stati denunciati dalle soldatesse Usa agli organi competenti, in quanto queste ultime sarebbero “molto restie” a testimoniare contro commilitoni e superiori. Alla base di tale “remissività” delle donne in servizio nelle forze armate vi sarebbe, a detta degli autori del rapporto, la “paura di subire ritorsioni sul piano disciplinare e salariale”.
I media statunitensi hanno subito rimarcato il fatto che i dati contenuti nel rapporto in questione smentirebbero “in maniera clamorosa” quelli pubblicati in precedenza dal Pentagono. Il dipartimento della Difesa, lo scorso dicembre, aveva infatti comunicato alla stampa i risultati di una propria indagine sugli abusi perpetrati ai danni delle donne in servizio nell’esercito, nella marina e nell’aviazione. In base a tale rilevazione, le soldatesse violentate nel 2018 sarebbero “appena il 27%” del personale militare femminile.
Per il momento, i vertici della Difesa non hanno rilasciato commenti ufficiali riguardo alle palesi divergenze tra i dati
dei due rapporti. Elizabeth P Van Winkle, alto funzionario del Pentagono, ha però ammesso che gli abusi ai danni delle donne arruolatesi nelle forze armate sarebbero un fenomeno “in preoccupante crescita”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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