Tre uomini italiani sono stati arrestati in Slovacchia durante la notte nell'ambito dell'inchiesta sulla morte del giornalista Jan Kuciak, freddato una settimana fa con un colpo di pistola al petto insieme alla sua fidanzata.
I due nomi diffusi dalla polizia slovacca - che però non ha ancora fatto sapere niente sulle motivazioni del fermo - sono i fratelli Bruno, Sebastiano e Antonio Vadalà e il cugino Pietro Caprotta: il primo abita in una piccola città di confine non lontano dalla frontiera ungherese, in una villetta perquisita durante la notte dagli agenti della polizia di Bratislava. . Fermati anche Diego e Antonio Rodà, 62 e 58 anni, e un secondo Pietro Catroppa.
Lì, in una casa descritta come "una fortezza protetta da cancellate in ferro e telecamere piantata in un'area resenziale altrimenti tranquilla e borghese" hanno fatto irruzione i poliziotti decisi a bloccare "Nino l'Italiano". Secondo alcune ricostruzioni potrebbe esserci un collegamento con l'influenza dei clan calabresi della malavita organizzata, la cui ombra continua ad allungarsi pericolosamente sul delitto di settimana scorsa.
Vadalà nel nostro Paese era stato condannato a un anno e sei mesi con l'accusa di aver favorito la latitanza del boss ndranghetista Domenico Ventura, già ricercato per omicidio.
I due Vadalà e Caprotta, tuttavia, non sono gli unici fermati per il brutale assassinio di Kuciak e della fidanzata: ieri sono stati arrestati tre spacciatori che in un'intercettazione avrebbero parlato di "prendere le armi" per andare al paese dove abitava il reporter ucciso.
Nel frattempo il delitto sta sconvolgendo anche la vita pubblica del Paese mitteleuropeo: hanno rassegnato le proprie dimissioni il ministro della cultura e il segretario del consiglio di sicurezza. Le strade della capitale Bratislava si sono riempite di manifestanti furibondi contro il governo del primo ministro Fico.
Minniti: "In Slovacchia c'è qualcosa che non va"
Parlando all'Aria che tira su La7, il ministro dell'Interno Marco Minniti ha dedicato qualche parola al caso Kuciak, spiegando che "il giornalismo d'inchiesta in Slovacchia come a Malta è ossigeno per la democrazia e quando muore un giornalista d'inchiesta c'è qualcosa che non va in quel paese".
Sul caso è intervenuto anche il magistrato antimafia Nicola Gratteri, che ha definito "verosimile" la possibilità che dietro l'omicidio ci siano le famiglie calabresi: "È ovvio che la 'ndrangheta è capace di fare queste cose - ha commentato il procuratore della Repubblica di Catanzaro, ai microfoni di "6 su Radio 1" - La 'ndrangheta è radicata, non infiltrata, non solo in tutta Italia ma anche nei Paesi europei come
Germania, Svizzera ma anche nell'est europeo, oltre che in Slovacchia anche in Bulgaria e in Romania. La 'ndrangheta si sta estendendo verso l'Est. Va dove c'è da gestire potere e denaro e dove ci sono da gestire opportunità."- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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