Adesso l'estrema destra vuole prendersi la Svezia

Con il 20-25% i Democratici svedesi potrebbero diventare il secondo partito più votato in Svezia alle prossime elezioni. Swexit e immigrazione i temi al centro della campagna elettorale

Adesso l'estrema destra vuole prendersi la Svezia

Si chiama Jimmie Akesson e ha 39 anni l’uomo nero che tiene l’Europa con il fiato sospeso. Il leader dei Democratici svedesi, il partito ultranazionalista fondato in Svezia nel 1988, si prepara a sbancare alle elezioni di domenica prossima, innescando un vero e proprio terremoto nella patria della socialdemocrazia.

Nel 2010 il partito di Akesson ha superato a malapena la soglia del 4% necessaria ad ottenere seggi nel Riksdag, il Parlamento di Stoccolma. Oggi i Democratici svedesi oscillano tra il 20 e il 25% nei sondaggi, e si candidano a diventare il secondo partito più votato in Svezia. Ad una settimana dal voto, quindi, nessuno scenario è escluso: neppure quello di un incarico di governo per l’ultradestra, magari in coalizione con una delle forze più moderate, come è successo in Austria. I socialdemocratici, quindi, si preparano a dire addio anche alla storica roccaforte scandinava. Per gli esperti, infatti, la riedizione dell’alleanza di governo tra socialdemocratici e verdi è data per impossibile, visto che al grido di “Sweden first” il partito di Akesson ha progressivamente sottratto voti alle forze moderate, costringendo il premier socialdemocratico Stefan Lofven a ripensare la politica delle “braccia aperte” di stampo tedesco, disponendo nell’ultimo biennio chiusure temporanee delle frontiere e rimpatri per i migranti.

Una questione, quella dell’immigrazione, che è stata al centro della campagna elettorale e alla base del boom del partito di estrema destra. I temi più discussi sulla seguitissima pagina Facebook dei Democratici sono quello dello stato sociale prima delle migrazioni di massa, la messa al bando del burqa e l’ipotesi di una Swexit, per trasportare Stoccolma fuori dall’Europa “dei banchieri e dei burocrati”. Ma in un Paese in cui la crescita economica resta apprezzabile, non è l’Unione europea la preoccupazione principale degli elettori. A tenere banco c’è la questione delle città ghetto, come Malmo, l’aumento della criminalità e il deteriorarsi dello storico sistema di welfare, con le casse statali che negli ultimi anni hanno dovuto fare i conti con le esigenze di integrazione di centinaia di migliaia di stranieri. L’utopia multicuralista si è infranta sulle tante comunità di immigrati che non sono riuscite ad integrarsi all’interno della società svedese.

Negli ultimi mesi, ad esempio, come riferisce il quotidiano britannico Independent, i Democratici svedesi hanno registrato un’impennata nei consensi sull’onda delle notizie crescenti di crimini e stupri nel Paese, compresi i disordini del mese di agosto con decine di automobili incendiate nelle principali città svedesi, attribuiti a gang di stranieri.

A raccogliere le doglianze della popolazione c’è il partito di Akesson, il quale negli ultimi dieci anni, allontanando gli elementi più estremisti e impresentabili, ha cambiato look al movimento, permettendogli di guadagnare consensi anche tra l’elettorato medio. E ora, come ipotizzano alcuni esperti citati da La Stampa, il prossimo appuntamento con le urne potrebbe inaugurare una inedita fase di instabilità politica.

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