La jihad si combatte anche sui mari. I servizi di intelligence tunisini hanno lanciato l'allarme tramite Interpol sul possibile impiego da parte degli integralisti islamici di barconi carichi di esplosivo contro le imbarcazioni che incrociano nel Mediterraneo meridionale. Le autorità tunisine hanno alzato il livello di minaccia nei confronti delle imbarcazioni militari e civili che battono la loro bandiera. Anche l'Italia ha alzato i livelli di guardia. Come ha ricordato Alfano pochi giorni fa, il nostro paese è un obiettivo entrato nel mirino dell'Isis e delle frange estremiste che operano in Libia.
L'impego di barconi esposivi non è una novità per il terrorismo di matrice islamica. Nell'ottobre del 2000 Al Qaeda causò la morte di 17 marinai statunitensi colpendo con un attacco kamikaze la nave da guerra U.S.S. Cole, in navigazione al largo delle coste dello Yemen. La marina militare italiana non si dichiara preoccupata, nonostante i precedenti. Le regole di ingaggio sono chiare per le squadre di fucilieri del battaglione San Marco imbarcati sulle navi dell'operazione Mare Nostrum, ottimi bersagli potenziali, visto il tratto di mare dove operano. I lagunari sono autorizzati a sparare sui natanti che non si fermano in seguito ai colpi di avvertimento.
La minaccia diventa molto più tangibile per le imabarcazioni civili. Se le navi di grande tonnellaggio sono sempre più spesso presidiate da team di contractor ingaggiati dalle società marittime, il discorso cambia per i pescherecci battenti bandiera italiana e i numerosi traghetti che fanno rotta al largo delle coste siciliane.
Intanto, secondo Libero, la Capitaneria di porto di Trieste ha alzato il livello di allerta chiedendo ai capitani delle petroliere di prestare la massima attenzione. Anche nell'Adriatico c'è il timore che i barchini esplosivi vengano impiegati contro le imbarcazioni durante le operazioni di carico e scarico del carburante.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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