Il "sì" di Erdogan cancella l'immunità parlamentare in Turchia

Ratificata la norma passata in Aula. L'opposizione teme di essere cancellata

Manifestazione dei sostenitori del Hdp a Istanbul
Manifestazione dei sostenitori del Hdp a Istanbul

Perché la norma che prevede l'abolizione dell'immunità parlamentare in Turchia diventasse effettiva mancava soltanto la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale, ultimo atto dell'iter burocratico.

Ora, con anche passaggio espletato, si fanno più concreti i timori dell'opposizione filo-curda, che nel provvedimento vedono un modo per mettere a tacere il Hdp, partito che alle ultime elezioni ha conquistato 59 seggi, ma che è accusato dalla maggioranza di essere il braccio politico del Pkk.

A metà giugno, nel corso di due sessioni plenarie dell'Assemblea ad Ankara, la maggioranza dell'Akp aveva ottenuto i numeri necessari perché il provvedimento passasse lo scrutinio dell'Aula. 376 (su 550) i voti a favore della cancellazione dell'immunità, arrivati dal partito di Erdogan, dai nazionalisti del Mhp e in parte dai repubblicani (all'opposizione) del Chp, spaccati al momento della scelta.

Oggi, a quasi tre settimane di distanza, il Presidente turco ha apposto la sua firma alla norma. Inutili i tentativi del partito filo-curdo di ricorrere ai tribunali, sostenendo l'incostituzionalità della norma. Ai due leader della formazione, Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag, servivano 52 firme fuori dai ranghi del partito per arrivare a un quinto del numero dei parlamentari.

Quei "52 animi coraggiosi" - così li aveva definiti Demirtas - non sono arrivati e la Corte costituzionale ha rifiutato gli appelli individuali presentati poi dai politici del Hdp e da una manciata di colleghi repubblicani. Ci sono 667 fascicoli pronti ad abbattersi sui parlamentari, molti dei quali portano i nomi dei deputati del Hdp.

"Sostegno ai terroristi del Pkk"

Sono 405, secondo la stampa turca, i casi in cui sono implicati i filo-curdi di Demirtas, in cui compaiono i nomi di 50 deputati del Hdp su 59. L'accusa più grave è quella di "sostegno alle attività di un gruppo terroristico", come il Pkk è definito in Turchia, ma anche negli Stati Uniti e in Unione Europea.

Il Partito dei lavoratori curdo ormai da un anno è tornato in armi nella zona sud-orientale della Turchia, in una guerriglia a cui le autorità hanno risposto con aspre misure e dove il bilancio delle vittime si fa di giorno in giorno più grave.

Il Tak, gruppo curdo scissionista che le autorità di Ankara ritengono organico al Pkk, ha colpito due volte nella capitale, causando decine di morti.

Un'autobomba è esplosa ieri a Istanbul e se manca una rivendicazione Erdogan ha già accusato i curdi per le modalità dell'attentato. Ancora questa mattina un'autobomba è esplosa a Midyat, in provincia di Mardin, prendendo di mira le forze di sicurezza.

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