"I membri della Grande assemblea nazionale turca, che costituiscano almeno un quinto del numero assoluto" sono "direttamente autorizzati a presentare ricorso per l’annullamento" di "codici, decreti, regolamenti interni e determinati articoli" contraddittori rispetto alla Costituzione.
Dice questo la legge sulla Corte costituzionale in vigore in Turchia, quel documento a cui ora si aggrappano i parlamentari del partito filo-curdo Hdp, dopo che un provvedimento passato a maggioranza assoluta per levare l’immunità ai membri dell’Assemblea ha messo a rischio il seggio di 50 membri del gruppo su 59, in una mossa che i leader Selahattin Demirtaş e Figen Yüksekdağ hanno bollato come "un colpo di Stato" da parte del partito di maggioranza, sostenuto nel voto dai nazionalisti e da un manipolo di uomini dell’opposizione repubblicana.
Manca ancora una firma del presidente della Repubblica perché l’emendamento costituzionale possa essere effettivo, ma si tratta di una pura formalità, con cui Recep Tayyip Erdogan, sancirà l’approvazione di una misura presentata dallo stesso partito che ha contribuito a fondare. Da quel momento in poi 138 parlamentari rischieranno di finire sotto indagine per le cause che gravano su di loro. Gli uomini del Hdp, in particolare, rischiano molto per l’accusa di "sostegno al terrorismo" rivoltagli dalla maggioranza, che ne denuncia da tempo i rapporti ambigui con i guerriglieri del Pkk, negati dai deputati.
Gli uomini di Demirtaş, da soli, non possono fare molto. Nonostante un exploit nel 2014, i cui numeri si sono lievemente contratti nelle ultime elezioni, il partito, che pure è terza formazione in parlamento, può contare soltanto su 59 seggi. Per questa ragione ieri il suo co-leader ha invitato "52 animi coraggiosi" a farsi avanti. Sommati ai numeri di cui dispone, sarebbero sufficienti a portare la norma che cancella l’immunità parlamentare davanti alla Corte Costituzionale.
Le firme di cui il Hdp avrà bisogno non potranno certo arrivare dal Mhp, il partito nazionalista più vicino alle posizione di Erdogan e che non può per altro contare su più di quaranta uomini in parlamento.
Né tantomeno dal partito di maggioranza. I "coraggiosi", se troveranno l’animo di farsi avanti, dovranno essere una parte dei deputati repubblicani. Stanti così le cose, più di uno su tre dovrebbe rispondere alla chiamata di Demirtaş.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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