La Turchia sceglie l'incertezza

Tra accuse di corruzione e Pil fermo, la Turchia premia ancora Erdogan (che vince con oltre il 41%) ma non gli affida la maggioranza per cambiare il Paese

Le elezioni politiche hanno riconfermato al primo posto il partito del presidente Erdogan e del premier Davutoglu. Con oltre il 41% dei voti. Ma ciò che in Italia sarebbe un trionfo, per la Turchia è una disfatta. Il partito al governo non ha la maggioranza assoluta dei voti e, di conseguenza, o trova un alleato (i nazionalisti) o punta su un governo di minoranza in vista di nuove elezioni oppure va all'opposizione e lascia governare partiti che non han nulla in comune.

In ogni caso l'incertezza è totale. "Sino ad ora si è lavorato bene, ora vediamo cosa succederà", spiega Piero, un italiano che controlla una non piccola catena di ristoranti ad Istanbul. La Turchia è cresciuta, tanto, ma il Pil è ora fermo. E tutti coloro che si entusiasmavano per il miracolo economico di Ankara, ora non si entusiasmano più. Eppure i risultati non sono mancati. La Turchia è uno dei Paesi emergenti a livello mondiale, dall'agroindustria al tessile, dal turismo ai settori più avanzati. Senza dimenticare i trasporti. A Istanbul è in fase di ultimazione la realizzazione del terzo aeroporto cittadino. E Turkish Airlines è pronta ad investire, a crescere, a creare nuove rotte. Un grande gruppo che si rafforza e non dimentica l'Italia dove è già presente in 10 scali. Puntando su qualità del servizio, dalla puntualità all'offerta enogastronomica a bordo.

E sul fronte sociale è possibile veder passeggiare, mano nella mano, un migrante con la donna che indossa il burqa. Il vestito nero a fianco di fazzoletti di vario tipo e foggia mentre altre donne preferiscono minigonne multi colorate.

Massimo rispetto, massima comprensione. Ma grazie alle politiche di Erdogan che - impegnato a trasformare la Turchia in un Parse moderno mentre l'Italia diventa un Paese di schiavi - punta tutto sulla realizzazione del cambiamento, si riesce a far convivere la tradizione islamica con i costumi moderni. Una convivenza che non ha convinto tutti.

Le restrizioni sugli alcoolici non piacciono ad una borghesia che non vuole rinunciare ai sapori ed ai consumi ormai abituali. Così il partito di Erdogan conquista il voto dei lavoratori e viene tradito da chi ha maggiormente approfittato della crescita.

Ora Erdogan rischia di vedere il suo partito spaccarsi, con decine di parlamentari pronti a seguire l'ex avversario interno, Gul. Per assistere ad una progressiva riduzione dei consensi elettorali a vantaggio dei partiti tradizionali.

Perché il partito di Erdogan e Davutoglu è il partito del progetto, ma se il progetto frena, ci si rivolge ai partiti storici. Una sfida appena cominciata. Ma destinata a creare forti tensioni.

Alessandro Grandi
Inviato ad Istanbul per il think tank "Il Nodo di Gordio"
www.NododiGordio.org

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