Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, nelle prossime ore potrebbe ordinare il graduale trasferimento dell’arsenale termonucleare stoccato nella base aerea di Incirlik, in Turchia. Le croniche posizioni ideologiche anti-occidentali di Erdogan e la sua logica di sopravvivenza interna, stanno conducendo la Turchia verso una rottura netta con gli Stati Uniti e la Nato. In ogni caso, qualsiasi spostamento delle armi strategiche, che si trovano in un’area di esclusiva pertinenza statunitense, resterebbe classificato.
Turchia, Incirlik Air Base
La base turca di Incirlik, a dodici km da Adana, in Turchia, ospita le forze statunitensi fin dai primi giorni della Guerra Fredda. Una alleanza, quella degli Stati Uniti con la Turchia, all’epoca resasi necessaria per erigere un bastione difensivo contro l'Unione Sovietica, al crocevia tra l'Europa ed il Medio Oriente. A partire dal 2017, gli Stati Uniti gestiscono strutture sensibili in una mezza dozzina di altre basi turche tra cui il Sito K, un impianto radar segreto che sorge a Kurecik, nei pressi della città di Malatya. La base aerea di Incirlik, fondata negli anni '50 nel sud-est della Turchia, ha svolto un ruolo chiave per le missioni contro obiettivi dello Stato islamico in Siria. Nella zona di esclusione della base aerea turca, sono stoccate circa cinquanta testate termonucleari a potenza scalare della famiglia B61. Sono asset a rendimento variabile con diversi protocolli di autenticazione e sicurezza come il Permissive Action Links. La Turchia non possiede piattaforme aeree configurate per trasportare le B61.
Le B61 dovrebbero rappresentare un deterrente strategico in grado di dissuadere gli stessi alleati dallo sviluppare asset nucleari domestici. La famiglia B61 non è, assolutamente, una una forza di reazione rapida: non sarebbero sufficientemente potenti per decapitare la linea di comando nemica. Il concetto scalare, infine, è prettamente letterale. Le B61 sono quindi una garanzia politica degli Stati Uniti a protezione degli alleati della Nato. Gli Stati Uniti, lo ricordiamo, che detengono la proprietà e la discrezionalità degli asset strategici stoccati in Europa. E' chiaramente una strategia che proviene direttamente dalla Guerra Fredda. La responsabilità condivisa per le armi nucleari si basa sulla solidarietà degli alleati della Nato e l’unità di intenti a protezione dell’integrità territoriale. Rimarrà sempre una questione politica. Nulla potrebbe impedire agli Stati Uniti di rimuovere le B61 da Incirlik, proprio come avvenne in Grecia nel 2001. E' tempo che gli Stati Uniti rivedano il ruolo della Turchia.
Lo stallo strategico della Turchia
L'acquisto degli S-400 equivale ad una dichiarazione di indipendenza
Fin dalla sua fondazione, gli stati membri della NATO hanno generalmente lavorato in sinergia per acquisire sistemi d'arma occidentali per condurre le operazioni militari convenzionali. Gran parte della logica alla base della sicurezza collettiva della Nato, dipende dalla facilità di interoperabilità ed integrazione tra i diversi militari e i sistemi d'arma dell'Alleanza. Nessuno Stato membro della Nato ha acquistato attrezzature militari avanzate da uno stato non occidentale, fino a quando i leader turchi non avanzarono l'idea di acquistare sistemi di difesa missilistica dai cinesi nel 2013. L'acquisto degli S-400 equivale ad una dichiarazione di indipendenza. Lo scopo di Erdogan è quello di rimodellare la Turchia come potenza distintamente musulmana, meno dipendente dai sistemi d'arma e dalle garanzie di sicurezza statunitensi e non più in balia dei mercati occidentali. Per intenderci: la Turchia vede l'equilibrio del potere spostarsi dall'Europa e dagli Stati Uniti e si immagina come un attore più indipendente in un ordine globale in evoluzione. Ankara opererà con gli S-400 russi su base stand-alone. Il sistema, infatti, non può essere reso interoperabile con gli asset della Nato e degli Stati Uniti schierati in territorio turco. Non c'è modo, tecnicamente o politicamente, che l’architettura di difesa aerea turca basato sull'S-400 possa essere resa interoperabile con gli asset della Nato. L’S-400 russo potrebbe garantire alla Turchia il know-how necessario per sviluppare la sua futura capacità indigena di difesa missilistica. Il valore del contratto, considerando che un battaglione S-400 costa circa 400 milioni di dollari, si basa proprio sul trasferimento tecnologico e dei progetti ad Ankara. La Turchia è il primo membro della Nato ad operare con l’S-400. Il sistema sarà schierato in due basi aeree: la prima è Murted a 35 km da Ankara. La seconda è ancora sconosciuta. Sappiamo che gli S-400 saranno schierati nei pressi di Istanbul, a protezione dello Stretto del Bosforo e dei Dardanelli che collegano il Mediterraneo al Mar Nero. Ankara ha fissato il 2023 come termine ultimo per raggiungere le piena indipendenza militare. Molto probabilmente, le consegne spingeranno il Pentagono ad espellere definitivamente la Turchia dal programma F-35. Ankara dovrebbe acquistare 116 F-35 e ha già versato 1,4 miliardi di dollari nel programma. Le bandiere turche sono già state dipinte sui primi otto F-35.
La Nato dovrà avere piani pronti quando la Turchia renderà operativi gli S-400 russi
Quasi certamente, ci saranno ulteriori sanzioni statunitensi (i militari turchi avrebbero iniziato ad accumulare pezzi di ricambio per gli F-16 e per l'intero hardware militare statunitense). Il Pentagono aveva già ripetutamente avvertito gli omologhi turchi: per rimanere nel programma dell'F-35, avrebbero dovuto annullare l'accordo S-400. Per Ankara, l'acquisto dei sistemi di difesa S-400 non rappresentava un'opzione ma una necessità. Necessità che non andrebbe tradotta - secondo la Turchia - come un cambiamento del suo orientamento strategico. Appare evidente che la Turchia abbia superato il punto di non ritorno. Stati Uniti ed alleati temono che i sistemi di difesa aerea possano rivelare a Mosca dati sensibili sulla firma radar degli F-35. Per mitigare i rischi, la Turchia si è offerta di spegnere il sistema S-400 in presenza degli F-35. Tuttavia qualora Ankara restasse proiettata verso l'Occidente, l'acquisto turco potrebbe essere utile per gli Stati Uniti. La Nato studierebbe da vicino le capacità operative ed i limiti del sistema S-400. La stessa versione da esportazione fornirebbe dati essenziali. La questione S-400 non riguarda una negoziazione strategica per estrarre risorse dall'Occidente. Riflette invece una nuova prospettiva strategica guidata da Erdogan, in linea con la sua svolta autoritaria. Tali cambiamenti riflettono una profonda divergenza tra gli interessi della Turchia e quelli dell'Occidente, ma in ogni caso le decisioni degli ultimi giorni rappresentano un azzardo significativo. Erdogan è pienamente consapevole del ruolo della Turchia nella Nato e come potenziale gateway per milioni di rifugiati. Ciò significa che la Nato dovrà avere piani pronti ed efficaci quando la Turchia renderà operativi gli S-400 russi. Le croniche posizioni ideologiche anti-occidentali di Erdogan e la sua logica di sopravvivenza interna, stanno conducendo la Turchia verso una rottura netta con gli Stati Uniti e la Nato.
Erdogan ha cercato l'indipendenza dagli Stati
Uniti e potrebbe averla ottenuta. Adesso, però, dovrà dimostrare come una potenza militare di medie dimensioni, in un paese con poche risorse naturali, possa riuscire a mantenersi da sola in un mondo multipolare emergente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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