Il Sottosegretariato per le Industrie della Difesa della Turchia comunica che è stato siglato un contratto con la Russia per l’acquisizione della tecnologia missilistica a lungo raggio S-400.
“Il contratto è stato firmato. E’ stato già versato un anticipo e firmato un accordo di finanziamento in rubli. Il contratto prevede un impegno di sviluppo congiunto ed una cooperazione per il know-how tecnologico. Gli S-400 saranno gestiti da personale turco e riceveranno un sistema di identificazione amico/nemico (IFF), sviluppato localmente. La consegna della prima unità S-400 è prevista per il primo trimestre del 2020 (Mosca non ha alcun S-400 in inventario). Nel contratto siglato anche l’opzione per un secondo sistema missilistico. Nel frattempo, proseguiranno gli sforzi per la progettazione e lo sviluppo locale di un sistema di difesa aerea ed anti-missile indigeno”.
Il Sottosegretariato per le industrie della difesa della Turchia non svela il valore del contratto siglato con Mosca.
Diverso il commento di Sergey Chemezov, CEO della Rostec Corporation: "La Turchia ha acquistato quattro unità S-400, per un valore di 2,5 miliardi di dollari. L'anticipo versato è pari al 45% del totale. Il 55% della somma è stata finanziata da prestiti russi".
Bisogna fare chiarezza. Per un sistema S-400 si intende una singola unità di fuoco composta da otto lanciatori, 112 missili, veicoli di supporto e comando. Parliamo quindi di un battaglione. Il valore del contratto, considerando che un battaglione S-400 costa circa 400 milioni di dollari, si basa proprio sul trasferimento tecnologico e dei progetti ad Ankara. La Turchia è il primo membro della Nato ad operare con l’S400. Ankara ha fissato il 2023 come termine ultimo per raggiungere le piena indipendenza militare.
Cosa cerca la Turchia
Ankara è alla ricerca di un sistema di difesa aerea a lungo raggio nell’ambito del programma T-LORAMIDS. L’S400 russo potrebbe garantire alla Turchia il know-how necessario per sviluppare la sua futura capacità indigena di difesa missilistica. Il sistema a lungo raggio sarebbe comunque incompatibile con le installazioni della Nato schierate in Turchia. Ankara ospita su base temporanea delle postazioni Patriot che, in linea teorica, continuerebbero a proteggere il fianco della Nato. Nell’ambito del Ballistic Missile Defense, la stazione mobile AN/TPY, Army Navy / Transportable Radar Surveillance, è schierata presso la base Kürecik, in Turchia, dal gennaio del 2012. Incirlik, infine, serve come base di stoccaggio delle armi nucleari tattiche statunitensi ed è stata utilizzata dalla Nato per lanciare attacchi contro l'Isis in Iraq e Siria.
L’accesso alla tecnologia russa andrebbe inquadrato nello sforzo per modernizzare l’esercito turco scevro dalla tecnologia occidentale. La finalizzazione del contratto rappresenta un'apertura per l'industria russa in Turchia, meta da tempo ambita.
Lo scorso aprile, spiegando la decisione di rivolgersi a Mosca, il Ministro della Difesa turco Fikri Işık ha dichiarato “che i partner della Nato non hanno presentato un'offerta finanziariamente efficace. L’S-400 non sarà configurato con le infrastrutture esistenti della Nato”. Inizialmente si pensava che gli S-400 non sarebbero mai entrati in servizio e che avrebbero fornito soltanto il know-how per sviluppare la futura capacità indigena di difesa missilistica. Tuttavia la Rostec parla di quatto unità di fuoco acquistate, pari a 32 lanciatori che, ovviamente, entreranno in servizio.
Appare evidente che la Turchia dovrà operare con l'S-400 su base stand-alone perché il sistema non può essere reso interoperabile con gli asset della Nato e degli Stati Uniti schierati in territorio turco. Non c'è modo, tecnicamente o politicamente, che l’architettura di difesa aerea turca basato sull'S-400 possa essere resa interoperabile con gli asset della Nato.
L'accordo con la Cina
Annunciato nel 2013 per un valore di 3,4 miliardi di dollari, il programma di acquisizione del sistema di difesa aerea cinese HQ-9 è stato formalmente annullato dalla Turchia alla fine del 2015. Ritenuto il sistema più economico tra le proposte avanzate da Stati Uniti, Russia ed il consorzio europeo Eurosam, il contratto cinese avrebbe previsto anche il trasferimento dei progetti e lo sviluppo congiunto del nuovo sistema di difesa turco. Ankara avrebbe così ottenuto il know how necessario e l’assistenza per la realizzazione del proprio sistema indigeno di difesa aerea. Le pressioni dei partner della Nato, sia di natura commerciale che militare (si palesò l’incompatibilità dell’integrazione del sistema HQ-9 con i Patriot dell’Alleanza, poi trasformato in veto), spinsero la Turchia ad annullare il contratto con la Cina. La disponibilità delle aziende a trasferire i progetti alla Turchia è un punto fondamentale del programma T-LORAMIDS. Nel settembre del 2013, la Turchia scelse la proposta della China Precision Machinery Export-Import Corp (sanzionate per la vendita di armi alla Corea del Nord e l’Iran), per il trasferimento della tecnologia cinese che avrebbe ottenute. Le società americane ed europee non proposero mai tale possibilità.
Gli S-400
Gli S400/ SA-21 Growler, rappresentano la punta più alta dei sistemi di difesa terra-aria russi. Sono progettati per proteggere le aree di importanza strategica ed in servizio con le Forze Armate russe dall’aprile del 2007, con impiego operativo nell’agosto dello stesso anno.
Ogni batteria può attaccare più di una mezza dozzina di obiettivi simultaneamente: è stato progettato specificatamente per intercettare le minacce stealth. Un battaglione standard russo basato sull’S-400 è composto da otto lanciatori per 32 missili. L’ultima versione può tracciare simultaneamente fino ad 80 bersagli ad una distanza massima di 400 km: una gittata praticamente doppia al MIM-104 Patriot americano ad un'altitudine di 30 km. La velocità massima utile per l’intercettazione è di 4,8 chilometri al secondo. L'S-400 può essere utilizzato anche contro obiettivi terrestri.
Quale versione riceveranno i turchi?
È un punto fondamentale. Probabilmente la Turchia riceverà la versione da esportazione dell’S-400. Così come avviene per ogni asset, esistono diverse configurazioni. Le più capaci sono proprio quelle interne, cioè progettate per equipaggiare esclusivamente le forze armate russe (Mosca è già proiettata verso l’S-500). C’è poi da capire il ruolo della Turchia. Qualora Ankara restasse proiettata verso l'Occidente, l'acquisto turco potrebbe essere utile per gli Stati Uniti. La Nato studierebbe da vicino le capacità operative ed i limiti del sistema S-400. La stessa versione da esportazione fornirebbe dati essenziali. Tuttavia, quest’ultima è solo una possibilità.
In ogni caso l’acquisto dell’S-400 decreta l’inizio di un nuovo rapporto tra la Turchia ed il Cremlino. Le piattaforme russe consegnate alla Turchia non implementeranno inizialmente il sistema di identificazione amico/nemico: ciò significa che potrebbero essere puntate contro qualsiasi minaccia senza restrizioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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