È partita l'offensiva israeliana contro la Jihad Islamica Palestinese (PIJ), gruppo islamista radicato nella Striscia di Gaza e a Damasco. Nelle prime ore di martedì infatti un missile israeliano aveva centrato l'abitazione di Gaza del suo leader, Abu al-Atta, uccidendolo sul colpo assieme alla moglie. Poco dopo è toccato al figlio, Akram al-Ajouri, eliminato a Damasco, dove risiedeva in una palazzina vicino all'ambasciata libanese, nella parte occidentale della capitale siriana. Il bilancio sarebbe di due morti e sei feriti ma non risulta ancora chiaro chi fosse presente all'interno dell'edificio assieme ad al-Ajouri.
Il PIJ è accusato da Israele di aver lanciato missili in territorio israeliano ma fin'ora l'esercito aveva evitato di bersagliare i leader dell'organizzazione, al punto che ne era anche nato uno scontro politico, con il leader del partito di destra Israel Beytenu, Avigdor Lieberman, che aveva puntato il dito contro il premier Netanyahu per essersi più volte opposto all'operazione contro Abu al-Atta.
Il quotidiano israeliano Jerusalem Post ha reso noto che nel pomeriggio di martedì l'esercito israeliano ha lanciato un'offensiva che ha preso di mira basi, campi di addestramento e tunnel del PIJ; Israele ha inoltre richiamato numerosi riservisti ed è stato attivato il sistema di protezione Iron Dome. Nel frattempo da Gaza è partita una pioggia di missili che ha colpito varie zone nella parte meridionale e centrale di Israele e ad Ashdod viene segnalato lo stato di emergenza. Alle ore 16:30 ore locali l'IDF segnalava più di 160 lanci di missili da Gaza, una cinquantina dei quali intercettati dal sistema Iron Dome.
Come illustrato da Anna Ahronheim, l'organizzazione terroristica PIJ, supportata e finanziata dall'Iran, è riuscita negli ultimi anni a far breccia a Gaza a discapito di Hamas che questa volta non si è unita all'offensiva missilistica; del resto Israele non ha fin'ora colpito alcun obbiettivo di Hamas, concentrandosi esclusivamente sul PIJ.
Un accordo? Non proprio, più che altro buon senso. I leader di Hamas sanno perfettamente che uno scontro con Israele potrebbe portare alla fine del loro regime a Gaza e preferiscono dunque non muoversi. D'altro canto il PIJ non ha alcuna responsabilità politica o economica su Gaza ed ha dunque mano libera contro Israele. Non solo, ma i leader del PIJ sanno benissimo che attaccare Israele significa anche mostrare come Hamas sia ben più preoccupata a mantenere il potere , piuttosto che combattere il "nemico sionista".
Insomma, l'operazione israeliana potrebbe anche portare a un ulteriore scontro interno tutto palestinese. Per quanto tempo infatti Hamas sarà disposta a tollerare l'offensiva missilistica del PIJ contro Israele? La popolazione di Gaza ritiene infatti Hamas responsabile di quanto sta avvenendo nella Striscia.
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