New York - Cominciò tutto con un’operazione innocua: l’estrazione dei denti del giudizio. Alysa Ivy aveva appena finito il liceo e il dottore le prescrisse un antidolorifico chiamato OxyContin. In poco tempo Alysa, una ragazzetta bionda col sorriso dolce che abitava a Hudson, nel Wisconsin, con la mamma e il fratello, ne divenne dipendente. Dalle pillole, costose e difficili da trovare senza prescrizione, passò all’eroina. In breve tempo, la vita di Alysa divenne una spirale di disperazione. Mentiva alla madre, le rubava i gioielli, i vestiti, le pentole, la TV, per rivederli e comprarsi la dose giornaliera. Ogni tanto si pentiva del suo comportamento, si rendeva conto di essere diventata una tossicodipendente. Lasciava bigliettini dolci in giro per casa, ma poi scompariva di nuovo per giorni, distruggeva la macchina e non era più se stessa.
Un giorno, nel maggio 2013, la telefonata arrivò. “Mamma, sei seduta?” Il fratello di Alysa aveva ricevuto la notizia. Alysa si stava facendo con un gruppo di altri tossici al motel Super 8 quando era collassata, in piena overdose. Nessuno chiamò i soccorsi, per paura di finire in galera. E Alysa, a soli 21 anni, fu lasciata sola in quella camera di motel a morire.
La storia di Alysa, per quando orrenda, non stupisce più qui negli Stati Uniti. A morire non sono solo attori e persone famose come Philip Seymour Hoffman, che lo scorso febbraio è deceduto nel suo appartamento a New York per un’overdose di droghe fra cui l’eroina. A morire sono tantissimi giovani, sconosciuti, come Alysa, che vivono in paesi piccoli e rurali, dove c’è poco da fare. E cadere vittime della droga—iniziata magari solo per curiosità con gli amici—è facile e comune.
In tutti gli Stati Uniti, le vittime da overdose di eroina sono raddoppiate dal 2010. Nel 2012, quasi 10 mila persone sono morte per overdose di oppiacei. Quasi 4 mila di queste sono morte a causa dell’eroina, secondo il Centers for Disease Control.
La nuova ondata di dipendenza non sta colpendo, come si immaginerebbe, le classi più povere e svantaggiate. A cadere vittima sono in particolare i bianchi delle classi medie. La maggior parte è composta da giovani al di sotto dei 30 anni.
Le cause di questa nuova epidemia che sta scombussolando il paese vanno ricercate vent’anni fa, quando spinti dalle grandi aziende farmaceutiche i dottori americani cominciarono a prescrivere enormi quantità di antidolorifici a base di papaveri da oppio, come la morfina e l’ossicodone. Questi antidolorifici creano livelli così alti di dipendenza che, alla metà degli anni 90, i casi di overdose negli Stati Uniti erano già triplicati. Le case farmaceutiche spesero milioni di dollari per pubblicizzare gli oppiacei, minimizzando fra i medici il rischio di dipendenza per convincerli a prescriverli più aggressivamente.
La Purdue Pharma, che introdusse l’OxyContin nel 1996, invitò migliaia di medici a pernottare in resort nel sudovest degli Stati Uniti—tutte le spese a carico della casa farmaceutica—perché entrassero a conoscenza con il nuovo antidolorifico, che la Purdue Pharma affermò creare molto meno dipendenza rispetto al Percocet e al Vicodin.
Entro il 2002, l’OxyContin veniva prescritto dieci volte più frequentemente che nel 1997. Nel 2007, in una causa giudiziaria iniziata dal Justice Department, la Purdue Pharma ammise di aver mentito sulle proprietà del prodotto per incrementare le vendite e fu condannata a pagare una multa di 364,5 milioni di dollari.
Da allora, la Purdue ha creato una versione dell’OxyContin che crea meno dipendenza e ha cominciato a produrre pillole rivestite di plastica che non possono essere aperte per estrarre la sostanza. Recentemente, le autorità americane hanno riconosciuto il pericolo degli oppioidi e hanno cominciato ad irrigidire i controlli.
Ottenere oggi antidolorifici a base di papaveri da oppio è molto più complicato rispetto agli anni 90 e all’inizio del 2000. Di conseguenza, la quantità di pillole nel mercato illegale è calata e i tossicodipendenti hanno dovuto trovare un’alternativa meno costosa. È qui che è entrata in gioco l’eroina. Una dose può costare anche solo 5 o 10 dollari.
La produzione è salita alle stelle: la quantità di eroina confiscata al confine con il Messico è triplicata dal 2008 al 2012, secondo la Drug Enforcement Administration. Da lì, viene trasportata attraverso le maggiori autostrade americane come l’interstatale 95, che corre lungo tutta la costa est, dal Maine alla Florida; l’interstatale 55, che conduce verso Chicago e il Midwest; e l’interstatale 10, che porta verso l’ovest, l’Arizona e poi Los Angeles, in California.
È così che a essere colpite non sono più solo le grandi città come New York. Certo, anche qui il problema è grande. Nel 2013, sono state registrate 420 overdose fatali di eroina, numero record in dieci anni.
In metropoli come Baltimora, ribattezzata “la capitale dell’eroina” degli Stati Uniti, si stima che un abitante su 10 sia dipendente. Ma è nei paesi piccoli e rurali che i casi di overdose sono i più scioccanti. Nel Vermont, ad esempio, una quantità di eroina del valore di 2 miliardi di dollari viene smerciata ogni settimana. Il numero delle morti legate alla droga è aumentato così tanto che il governatore del Vermont Peter Shumlin ha detto che lo stato sta affrontando una “crisi di eroina ai massimi livelli”.
Per affrontare la crisi, i dipartimenti di polizia in giro per gli Stati Uniti stanno dotando i propri agenti con un medicinale chiamato naloxone e che è in grado di eliminare nel giro di pochi minuti gli effetti di un’overdose di eroina, che agisce sul sistema respiratorio.
Già a New York, dove solamente nel 2010 il naloxone ha salvato la vita di più di 500 persone, più di 20 mila kit contenenti il medicinale sono stati distribuiti agli agenti di polizia. Ma recentemente, le case farmaceutiche ne hanno raddoppiato i costi.
In Georgia come in California, il prezzo di un singolo kit per l’applicazione del naloxone è raddoppiato, da 20 ai 44 dollari. Diversi stati stanno anche passando delle nuove leggi chiamate “le leggi del buon samaritano”, e che garantiscono una certa immunità a coloro che chiamano i soccorsi quando una persona è in overdose. L’85 percento delle overdose, infatti, avviene in presenza d’altri, secondo un’analisi dell’Annals of Internal Medicine.
Simili leggi mirano a evitare quello che è successo a Alysa, lasciata morire nella stanza del motel perché i suoi “amici” ebbero paura a chiamare il 911. Ma per ora, per quanto i poliziotti possano essere dotati di naloxone e i tossicodipendenti essere a conoscenza di leggi che garantiscano loro l’immunità, l’abuso di eroina è dilagante e il numero delle vite spezzate troppo alto.
C’è bisogno di centri di recupero e disintossicazione meno costosi e programmi di supporto morale alle famiglie colpite. Spesso, i genitori che si ritrovano i figli tossicodipendenti non sanno come comportarsi. Molti nascondono la realtà, perché se ne vergognano. Alcuni addirittura finiscono per cacciare di casa i figli, disperati dopo la terza o quarta ricaduta. Ma è importante per le famiglie cercare aiuto e, in primo luogo, ammettere l’esistenza del problema.
Per questo, persone come Barry e Candance Crupi, di Staten Island a New York, hanno deciso di affrontare la realtà.
Quando il loro figlio Jonathan, di soli 21 anni, è morto di overdose in camera sua lo scorso marzo, non si sono vergognati di scrivere queste parole nel necrologio del giornale locale: “Era un bel ragazzo, un ragazzo fantastico, finché non sono arrivate le droghe”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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