L’8 novembre 1957 un Boeing 377 Stratocruiser della compagnia Pan American decolla da San Francisco, diretto a Honolulu. Il volo Pan Am 7 faceva parte dei cosiddetti “voli intorno al mondo” , che effettuavano più fermate in diverse città, consentendo ai passeggeri di visitare varie località con un solo biglietto. Ma quell’8 novembre il Clipper Romance of The Skies non arriverà mai alla Hawaii, e sarà ritrovato inspiegabilmente inabissato nell’Oceano Pacifico con 44 persone a bordo.
La scomparsa e le ricerche del velivolo
Alle 11.30 dell’8 novembre 1957 il Romance of the Skies, uno dei Boeing più lussuosi dell'epoca, decolla dall’aeroporto di San Francesco diretto verso la prima delle sue fermate, Honolulu, con a bordo 36 passeggeri e 8 membri dell’equipaggio. Secondo le registrazioni, i piloti non riportano alcuna anomalia durante le prime ore di volo. Alle 17.04 il capitano contatta i controllori di volo per comunicare la posizione e l’altitudine. L’aereo stava sorvolando l'Oceano Pacifico e si trovava a 1,650 chilometri a Est dalle Hawaii, a un'altitudine di 10.000 piedi. Alle 18.42 circa, la compagnia Pan American comunica alla Guardia Costiera che il volo 7 non aveva dato sue notizie da più di un’ora e mezzo, cosa insolita ma non preoccupante. Ma alle 20.11, dopo più di 90 minuti di silenzio da parte del Clipper, la Guardia Costiera si prepara a iniziare le ricerche del velivolo.
Quattro navi, due sottomarini della Marina statunitense e diversi aeroplani partiti da Honolulu vennero impiegati per cercare il Clipper scomparso, ma senza successo. Le autorità, nonostante il velivolo fosse ormai sparito da molte ore, continuavano a sperare che si trattasse solo di un malfunzionamento della radio a bordo, e ordinò a tutte le navi militari stanziate a Pearl Harbor di accendere le proprie luci, in modo tale che potessero essere avvistate dal Clipper. Ma il tentativo andò a vuoto e il 10 novembre le autorità decisero di impiegare almeno 30 velivoli e 14 navi per le ricerche del Boeing.
L’unica, flebile speranza di ritrovare il Romance of the Skies ancora intero arrivò da tre piloti, i quali riferirono di aver captato un debole e disturbato segnale radio. Uno dei piloti affermò di aver udito le parole “quattro quattro quattro”, che potevano essere riferite agli ultimi numeri del Clipper scomparso. Ma anche quell’ipotesi fu scartata dalla Guardia Costiera, che riteneva che il segnale captato fosse un falso allarme. Il 14 novembre, sei giorni dopo l’inizio delle ricerche, a 1400 chilometri a Nord-est di Honolulu, l’equipaggio di un velivolo della Marina si imbatté in alcuni rottami di un aereo e di alcuni corpi, ancora seduti sui sedili. Non vi erano dubbi: si trattava dei resti del Romance of the Skies.
Gli incidenti precedenti
L’incidente occorso al volo Pan Am 7 era solo uno dei tanti accaduti al Boeing Stratocruiser. Questo modello di Boeing aveva avuto una lunga lista di problemi meccanici, alcuni dei quali portarono a incidenti non trascurabili. Nel 1952 il volo Pan Am 202 precipitò a causa di un guasto al propulsore e ai motori mentre era in volo.
Nel 1955 un altro Stratocruiser, sempre della compagnia Pan American, il volo 845/26, precipitò nel Pacifico dopo che uno dei propulsori si guastò, provocando la morte di 4 passeggeri a bordo. Ma non è tutto. Pochi mesi prima della tragedia dell’8 settembre, il Romance of the Skies aveva avuto già due incidenti, tuttavia le autorità preposte a indagare sulle cause non riscontrarono alcuna anomalia.
Le indagini e le teorie cospirative
Per semplificare le indagini, i resti del Boeing Stratocruiser vennero trasferiti in un’altra protetta a San Francisco. Al 18 novembre vennero identificate 4 delle vittime e su altre sei furono effettuati test delle impronte per l’identificazione. Ciò che appurarono gli investigatori fu che i corpi presentavano ferite multiple, segno inequivocabile del forte impatto del velivolo con l’oceano, ma non vi erano segni di bruciature.
Non solo. In alcune delle vittime vennero trovate tracce di monossido di carbonio, ma le cause non vennero mai chiarite. Le analisi del relitto, a cui partecipò anche l’Fbi, rivelarono danni da incendio, riscontrabili solo nelle parti che erano rimaste sopra l’acqua, cosa che fece escludere un’esplosione del mezzo in volo. Durante le indagini emersero alcune teorie alternative su cosa potesse aver determinato la sparizione dai radar del volo 7, che continuò a volare per 23 minuti dopo l'ultima comunicazione, e del suo seguente incidente.
Come riporta il sito Airspacemag.org, un uomo di nome William Payne stipulò tre assicurazioni poco prima della partenza del volo, tra cui un’assicurazione sulla vita che avrebbe pagato il triplo in caso di incidente aereo. Payne era un ex militare della Marina ed era stato già segnalato dai vicini ai quali avrebbe rivelato di sapere come fabbricare una bomba. Gli inquirenti si soffermarono anche su un’altra persona, Eugene Crosthwaite, il dirigente di bordo sul volo Pan Am 7, il quale in passato ebbe alcuni scontri con la compagnia aerea per cui lavorava. L’uomo inoltre rimase scioccato dalla prematura morte della moglie e aveva un rapporto burrascoso con la figlia di quest'ultima, Tania.
Venne scoperto che il giorno della partenza cambiò il suo testamento, affermando che avrebbe diseredato Tania, "a meno che non avesse condotto una vita secondo i principi della fede cattolica e moralmente irreprensibile”. L’improvvisa decisione di Crosthwaite fece pensare alla Pan Am che il loro dipendente avesse deciso di morire sul quel volo e che molto probabilmente fu il responsabile della tragedia. Ma nonostante i sospetti, non vennero fuori prove a carico né di Crosthwaite, né di Payne è tutt'oggi la tragedia del volo Pan Am 7 rimane un mistero.
Il report finale recitava: “Non abbiamo sufficienti prove per determinare le cause dell’incidente. Verranno condotte nuove analisi per determinare l’effettiva presenza di monossido di carbonio in alcuni dei passeggeri”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.