«A morte il mostro del Circeo»

Si apre il processo di Campobasso. Urla e insulti contro Izzo, che risponde con un sorriso

«A morte il mostro del Circeo»

da Campobasso

«Pedofilo». «Condannatelo a morte». «Bastardo». «Che tu sia maledetto». Angelo Izzo, è appena entrato nell'aula del palazzo di giustizia di Campobasso le urla dei parenti di Valentina e Maria Carmela Maiorano lo investono. Nell'aula per le udienze preliminari c'è un’insurrezione, una zia di Valentina si sente male. La mamma di Giovanni Maiorano, che da lì a pochi minuti siederà di fronte a Izzo, invoca giustizia. Fa di più uno dei fratelli dell'ex boss della Sacra corona unita: «Deve essere condannato a morte», dice.
Per trovare le ragioni di tanta rabbia è sufficiente scorrere a ritroso il calendario, fino al 28 aprile 2005. Quando Izzo, già autore del massacro del Circeo, è tornato a uccidere in una villetta di Ferrazzano (Campobasso). Ancora una volta due donne. Il 30 settembre 1975 la sua furia e quella di Andrea Ghira e Gianni Guida colpì a morte Maria Rosaria Lopez e ridusse in fin di vita l'amica Donatella Colasanti. Dopo 30 anni è toccato ad una madre e a sua figlia.
La mamma è Maria Carmela Linciano moglie dell'ex boss che Izzo conobbe prima in carcere a Palermo ritrovandolo poi nella casa circondariale di Campobasso. La figlia è Valentina Maiorano. Aveva soltanto 14 anni. Per tutte e due la stessa sorte: seppellite nel giardino di quella che è stata poi definita la «villetta degli orrori», avvolte in sacchi di plastica. Valentina era nuda, con mani e piedi legati. È passato un anno da quel terribile giorno.
E ieri Izzo è comparso in aula. Sul suo volto il solito, apodittico sorriso. Ancora una volta con la micidiale sfrontatezza che scatena il tumulto. «Faccia da schiaffi», urla una delle zie di Valentina. E ancora: «Abbassa la testa, bastardo». Gli insulti non lo scuotono, sussurra qualcosa che nessuno comprende. «Avrà detto un'altra delle sue», commenterà in seguito l'avvocato di Maiorano, Stefano Chiriatti.
Tutti aspettano il boss, marito e padre delle vittime. Quando entra in aula, il suo sguardo è per Izzo. Non una parola, nessuna reazione dettata dall'impeto. Ma un silenzio inquietante. Più espressivo dello sconforto e della rabbia che fino a qualche minuto prima anima il tribunale. Si urla, si bestemmia. C’è aria di linciaggio. Deve intervenire la polizia per placare la folla.
Inizia l'udienza. Le accuse per Angelo Izzo cominciano dall'associazione a delinquere finalizzata al duplice omicidio, passano per l'occultamento e la distruzione di cadavere finiscono con la detenzione di armi e ricettazione. Il Gup, Giovanni Fiorilli, concede la parola ai legali. La difesa di Izzo, garantita dall'avvocato Filomena Fusco chiede il rito abbreviato e una perizia psichiatrica. La folla ascolta. E protesta.
In aula ci sono anche i legali di Guido Palladino. Il 27enne accusato di aver partecipato al fatto di sangue. Per lui, gli avvocati chiedono il patteggiamento della pena a una condanna a tre anni e due mesi di reclusione.

Il Gup decide di stralciare la posizione del giovane, ora dovrà essere un altro giudice a decidere sulla richiesta avanzata dagli avvocati. Mentre per Luca Palaia, 23 anni , terzo e ultimo «complice» del delitto, il processo avrà inizio il 19 ottobre. Si torna in aula il prossimo 12 maggio per il giuramento del perito che dovrà effettuare la perizia.

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