Milano - Apri una mozzarella e diventa blu. Non è un film di fantascienza, ma la brutta avventura in cui sono incappati nei giorni scorsi parecchi consumatori piemontesi: i Nas di Torino hanno sequestrato ben 70mila tonnellate di mozzarelle contaminate da un virus, provenienti dalla Germania. Meno male che a contatto con l'aria cambiavano colore, altrimenti ci sarebbero stati molti casi di intossicazione. "La tecnologia Radio Frequency Identification - interviene Giovanni Miragliotta, responsabile Rfid Center del Politecnico di Milano - è certamente una soluzione per controllare e certificare non solo la provenienza e il contenuto, ma anche lo stato di conservazione e tutto il viaggio del prodotto dalla nascita alla consegna sul mercato".
Dottor Miragliotta, come si fa ad essere certi della provenienza dei prodotti alimentari che acquistiamo e portiamo sulle nostre tavole, della loro corretta conservazione, della corrispondenza tra ciò che viene scritto sull'etichetta e ciò che realmente è contenuto nella confezione? E come può il distributore tutelarsi da eventuali truffe e offrire garanzie ai consumatori?
"Al contributo che la tecnologia può dare alla sicurezza alimentare è stato dedicato un convegno tenutosi al polo RFId di Peschiera Borromeo, dove sorgono Epoc-Lab di Indicod-Ecr e l'RFId Solution Center del Politecnico di Milano, durante il quale si sono confrontati ricercatori e aziende della grande distribuzione. Ma in cosa consiste questa tecnologia? Lo chiediamo a Giovanni Miragliotta, ricercatore del Politecnico di Milano e responsabile del RFId Solution Center."
Si parla spesso di RFId: che cos'è e a cosa serve?
"Si tratta di una tecnologia che consente di identificare qualunque oggetto, di memorizzare alcune sue proprietà e di conoscerne precisamente la storia logistica grazie all’utilizzo di piccole etichette dette tag, che memorizzano dei dati e che sono leggibili automaticamente e a distanza. Un po' come il codice a barre, ma con più capacità di memoria, sicurezza e soprattutto con prestazioni di lettura (distanza e velocità) ampiamente superiori. Un tag può essere applicato a un imballo di mozzarelle, per fare un esempio, e contenerne tutti i dati anagrafici: dove sono state prodotte, da chi, quando, qual è la loro composizione, come dovrebbero essere state conservate. Quando inizia il viaggio delle mozzarelle, interrogando il tag è possibile tracciare automaticamente tutti gli spostamenti del ciclo logistico e, con il ricorso a tag più sofisticati, anche conoscere a che temperatura siano state mantenute. In questo modo è possibile verificare che le mozzarelle siano state prodotte e trattate correttamente durante il processo di consegna e che arrivino senza alterazioni sul punto vendita."
Cosa deve fare un produttore di generi alimentari che voglia certificare la sua offerta attraverso l'uso della tecnologia RFId?
"L'identificazione in radio frequenza può rilevare una grande quantità di informazioni, ma non tutte servono: occorre concentrarsi su quelle che hanno valore per il proprio prodotto. Dopo aver focalizzato l'obiettivo occorre fare uno studio preliminare per testare la fattibilità tecnica e la sostenibilità economica dell'applicazione dell'RFId: può risultare infatti, che per alcuni prodotti “poveri” il costo del tag influisca eccessivamente sul prezzo finale. Questa è la fase del processo di implementazione a cui si dedica prevalentemente l’attività dell'RFId Solution Center del Politecnico di Milano. L'analisi mira anche a ripensare alcuni elementi del ciclo logistico per ottimizzare le applicazioni, come una nuova confezione o un diverso mezzo di spedizione."
Che vantaggi derivano al consumatore?
"I consumatori hanno numerose fonti di informazione, spesso però troppo eterogenee: etichette doc o dop, garanzia di fresco,
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